Coronavirus, l'infettivologo: «Da martedì a Perugia si prova nuovo farmaco»

L'infettivologo Daniele Rosignoli
di Luca Benedetti
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Lunedì 16 Marzo 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 14:35
PERUGIA Daniele Rosignoli, 41 anni, dirigente medico di Malattie Infettive al Santa Maria della Misericordia di Perugia lavora in un luogo strategico di quella che il commissario straordinario, Antonio Onnis, ha definito la trincea (cioè l’ospedale). 
Dottor Rosignoli, come è la situazione a Malattie Infettive? 
«Abbastanza impegnativa, anche oggi (domenica, per chi legge) c’è stata una riunione con la direzione generale perché l’ospedale viene continuamente rimodulato in base allo svilupparsi del contagio da Covid-19 e dalle necessità che ne conseguono. Malattie Infettive è i nuovo piena, nonostante ci siano state, nelle ultime ore, delle dimissioni».
Quali sono le condizioni di lavoro in un reparto come il vostro che è uno di quelli, con Pronto Soccorso e Rianimazione, che è in prima linea contro il coronavirus?
«Si lavora sul raddoppio dei turni. Chiuso l’ambulatorio, tutti siano concentrati nel lavoro in corsia. Di giorno ci sono 4 medici, di notte oltre allo specializzando anche un reperibile di turno. È stata rinforzata anche la presenza di infermieri e personale Oss visto la riduzione concomitante dei alcune attività chirurgiche». 
Quante camere e posti letto avete a Malattie Infettive?
«Ne abbiamo sedici. Tutte singole configurate con una zona filtro che permette la svestizione del medico e del personale infermieristico. Due delle sedici sono configurate per intubare i malati e quindi sono, di fatto, due posti transitori di Rianimazione. Le camere sono a pressione negativa per evitare che l’aria interna possa contaminare quella esterna e favorire il passaggio ambientale di un patogeno contagioso».
Dottor Rosignoli, con che farmaci state curando i malati di Covid-19 a Perugia?
«A oggi abbiamo di fronte due categorie di contagiati: quelli con problematiche respiratorie acute e quelli paucisintomatici. Quelli che hanno un quadro respiratorio impegnativo li trattiamo come terapie derivate da altre esperienze. Per esempio si può utilizzare un farmaco utilizzato per la cura dell’Hiv che sembra ridurre la carica virale e si chiama Lopinavir e un altro che è un vecchio antimalarico, la idrossiclorochina usato dai reumatologi. Sembra poter ridurre la replica virale e potrebbe ridurre il rischio che l’infezione evolva verso la forma più grave. Poi c’è la terapia di supporto respiratorio. Da martedì utilizzeremo un nuovo farmaco»
Di cosa si tratta?
«Di un farmaco che andrà somministrato ai soggetti a rischio intubazione. Per le evoluzioni più gravi del virus il corpo rilascia sostanze infiammatorie e si crea una tempesta di citochine dove spicca l’interleukina-6. Il farmaco che andremo a utilizzare da martedì spegnerebbe l’infiammazione grave che è quella che danneggia il polmone. Si tratta, insomma, di un antinfiammatorio mirato».
Come trattate, invece, i pazienti meno gravi?
«In genere possono andare a casa anche dopo una settimana dall’esordio dei sintomi. Il paziente può essere dimesso se il quadro clinico non desta preoccupazione. Poi sarà il Distretto di prevenzione a fargli il doppio tampone per dichiararlo guarito». 
Dottor Rosignoli, cosa vi aspettate nei prossimi giorni?
«I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che il picco è atteso dei nuovi casi entro mercoledì. Si ipotizza che tutti i posti letto saranno riempiti e ci stiamo preparando. Ma vorrei cogliere l’occasione per sfatare un mito»
E quale sarebbe il mito del Covid-19?
«Che il virus non è diverso da quello della Cina. È vero che colpisce anche i giovani, ma i casi più gravi sono quelli, e restano quelli, degli anziani e dei pazienti con più patologie per esempio cardiovascolari o metaboliche renali».
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