Tesei: «Pronti alla Fase 2, anche per il turismo»

La presidente della giunta regionale Donatella Tesei
di Italo Carmignani e Fabio Nucci
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Martedì 21 Aprile 2020, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 11:30
PERUGIA - L’Umbria tra le prime regioni a ripartire dall’emergenza covid-19, le Marche tra le ultime: ma nessuna minaccia di chiusura alla De Luca. Anzi, l’Umbria è pronta ad aprirsi ripartendo dal turismo, forte di un contagio-zero sempre più vicino e di 27 comuni su 92 “incontaminati”. Il punto cardine di una fase due che la governatrice Donatella Tesei, eletta lo scorso ottobre nel centrodestra, auspica declinabile a livello regionale. Senza barriere con la regione vicina, con cui condivide anche la difficile ripartenza dal post sisma.
Presidente Tesei si è trovata a gestire un’epidemia a neanche sei mesi dal suo insediamento.
«È stato uno sforzo importante essendo appena arrivati: abbiamo dovuto affrontare un’emergenza così importante e così grave nel momento in cui dovevamo ancora conoscere e riorganizzare la macchina della sanità».
All’inizio i numeri delle Marche facevano paura, come vi siete mossi con un focolaio così vicino?
«Abbiamo pensato ai nostri numeri che abbiamo affrontato prima di tutto con un lavoro di organizzazione fatto sulla sanità, dal pre-triage negli ospedali alla sorveglianza territoriale. Ho sempre partecipato ai tavoli con le Regioni e al confronto proficuo col governo e oggi ci aspettiamo che all’esito delle varie task force messe in campo dal governo, non siano date linee guida nazionali».
Pensa a una fase due regionalizzata?
«Stiamo ragionando sui modelli da applicare per le imprese, in termini di dispositivi di protezione, sanificazione e distanziamento, e abbiamo posto sul tavolo la riapertura dei cantieri. La ricostruzione è stata sospesa ma è un comparto che con tutte le misure può ripartire in sicurezza, considerando che si svolge all’aria aperta. Penso anche ai cantieri delle opere pubbliche e alle filiere del manifatturiero che devono ripartire al più presto, a cominciare dal tessile: alcune hanno ripreso grazie alle autorizzazioni parziali concesse dalle nostre prefetture».
Quali i nodi da sciogliere?
«Il governo deve dare risposte rispetto alla mobilità: se le imprese aprono non tutti potranno accedere al posto di lavoro in auto, ma dovranno usare mezzi pubblici. Bisognerà intervenire sul lato dell’organizzazione del lavoro delle imprese ma anche su quello dei trasporti, evitando orari di punta e riorganizzando il servizio. Ma è il governo che deve dare direttive e sostegno economico in vista di un plausibile ampliamento. L’auspicio è che siano date direttive nazionali declinabili a livello regionale in base al nostro piano».
Ci sono regioni che minacciano la chiusura dei confini
«Preferisco pensare a un’Umbria che si riapre al turismo, forte dei numeri che può offrire. I dati dicono che il coronavirus è passato ma è stato gestito e ad oggi abbiano luoghi incontaminati: 27 comuni nei quali non c’è stato alcun contagio. Possiamo offrire un turismo slow, di tranquillità, con spazi aperti: la nostre colline, le nostre campagne erano attrattive prima e oggi potrebbero esserlo anche di più. I nostri imprenditori, dall’agriturismo all’albergo, sono al lavoro per poter garantire la permanenza in sicurezza».
La fase due umbra guarda anche ai beni culturali, quindi.
«Sono un volano per il nostro turismo: i nostri musei e le nostre chiese penso possano essere riaperte e visitate e con tutte le cautele del caso, per evitare assembramenti, si può fare da subito».
Il fatto che le Marche sia data tra le ultime regioni a tornare covid-free, può essere un handicap?
«La situazione della Marche ci preoccupa, visto che è confinante e ci sono vie di comunicazione veloci che ci uniscono. Spero possa uscire il prima possibile e noi su tale versante dovremo adottare delle cautele: ma sarebbero state adottate in ogni caso, a partire dai sistemi di controllo previsti dal modello cui stiamo lavorando».
C’è stata un’interlocuzione diretta?
«Ci siamo confrontati al tavolo delle Regioni e nella cabina di regia per la ricostruzione. Valuteremo il tutto con grande senso di responsabilità: abbiamo rapporti e cose in comune come regioni confinanti e spero che le Marche possano uscire dal contagio ancora prima rispetto alle previsioni».
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