Il rapporto mostra come le visite e la durata della permanenza nei vari “luoghi sociali” sia cambiato durante l’emergenza sanitaria, rispetto alla media. “Cambiamenti calcolati usando lo stesso tipo di dati aggregati in forma anonima impiegati per mostrare in tempi normali i posti più popolari su Google Maps”. Un’informazione geo-sociale che per l’Umbria indica come a marzo, nonostante il blocco partito dopo il 9, la più elevata riduzione degli spostamenti l’abbiano subita ristoranti e negozi al dettaglio: -95%. E tale comparto è rimasto quello più isolato anche ad aprile con movimenti e permanenza degli utenti Google verso tali attività ridotti ancora del 58%. Il timido allentamento delle misure varato già il mese scorso ha prodotto una crescita di due terzi degli spostamenti verso supermercati e farmacie che a marzo hanno visto la loro utenza ridotta dell’89%. Durante il “blocco totale”, gli umbri sono stati diligenti anche nel non frequentare i parchi (-86% di accessi) dai quali tuttavia non sono riusciti a stare lontani per molto: ad aprile, infatti, la riduzione rispetto alla “baseline” era di appena il 29%. Segno che in qualche modo le persone le aree verdi non le hanno abbandonate del tutto e nel giro di un mese hanno visto crescere gli spostamenti anche in questo caso di 2 terzi. Lockdown e riduzione delle corse, hanno ridotto anche spostamenti e permanenza verso le stazioni (bus, treni, minimetro) la cui contrazione in un mese è però passata dal meno 81 al meno 40 per cento con un recupero di quasi la metà dell’utenza.
Le restrizioni covid si sono tradotte con una maggior permanenza tra le mura domestiche e una più bassa nei luoghi di lavoro, ma in entrambi i casi aprile ha significato una ripresa degli spostamenti. Se a marzo c’è stato un contenimento di mobilità verso uffici, fabbriche e scuole del 61%, la riapertura di determinati spazi occupazionali, il mese scorso ha portato tale riduzione al 40% (+34%). Quanto alla voce “residenziale”, le persone hanno cominciato a rimettere il naso fuori casa ma in modo moderato con appena un 16% in più di uscite. In un mese, infatti, la maggior permanenza a casa è passata dal +25 al +20 per cento. Se qualcuno era abituato a starci appena 12 ore (comprese le otto di sonno), ad esempio, c’è rimasto in media 3 ore in più.
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