Coronavirus, frate Alessandro d'Assisi: «È una sfida per essere migliori»

Frate Alessandro Brustenghi
di Italo Carmignani
4 Minuti di Lettura
Domenica 22 Marzo 2020, 22:23 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 14:22

Il virus, demonio insidioso della malattia, non cambia la missione, ma accende una sfida. Perché  “Pace e bene” rimane il punto fermo dei Frati Minori, anche a distanza, anche nell’isolamento, anche davanti a un nemico terribile da sconfiggere tenendo lontani le genti, ma non la speranza. Nessuno resta solo, vivere in convento ai tempi del virus fa crescere la virtù della solidarietà tra le persone e individua meglio il demone. Quella solidarietà, frate Alessandro, al secolo Alessandro Giacomo Brustenghi, quarantuno anni, tenore, una barba leggera sul volto sorridente, un contratto esclusivo con la Decca per un ricavato destinato solo alle missioni, la canta nei suoi dischi, la racconta nei suoi libri e la professa nelle preghiere. 

Frate Alessandro, inatteso e imprevedibile come il terremoto, il virus non risparmia Assisi, l’umanità si appresta a mutare abitudini e stili di vita, cosa è cambiato tra le mura del vostro convento, accanto alla Porziuncola, la prima chiesa di frate Francesco? 
«Beh, l’emergenza del Coronavirus ha cambiato diverse cose anche nella nostra vita: celebriamo le liturgie comunitarie in uno spazio più riservato, ma abbastanza largo da permettere di stare alle distanze di sicurezza, così come in refettorio ci siamo allargati e utilizziamo di continuo disinfettanti e presidi che garantiscano più igiene possibile». 

Siete comunque una comunità, una famiglia allargata, ora in quanti dovete convivere e come vi siete organizzati? 
«In comunità siamo 70 frati e, attualmente, siamo tutti in buona salute. Abbiamo scelto comunque di dividerci in 7 gruppi separati per ridurre eventuali possibilità di contagio: il convento è molto grande e permette facilmente questa soluzione». 

D’accordo, ma qualcuno dovrà pur uscire, no?
«Siamo praticamente isolati dal resto del mondo e dalla gente. Esce per conto di tutti soltanto un frate per le spese più importanti. Cerchiamo di restare in contatto con le persone grazie al sito web www.assisiofm.it: trasmettiamo le nostre celebrazioni anche sui canali social e ogni giorno ci seguono decine di migliaia di fedeli». 

Purtroppo statisticamente è la popolazione di età avanzata che subisce i danni maggiori da questo male moderno, tra voi confratelli ci sono molti anziani? 
«La nostra comunità è composta da frati di tutte le età. Ci sono molti giovani, ma abbiamo anche degli anziani e per questo c'è un’infermeria che è stata immediatamente isolata con delle misure molto più restrittive. Ma quel che non manca mai ai nostri frati in infermeria è la continua assistenza e compagnia da parte dei tre confratelli che si prendono cura di loro 24 ore su 24». 

Certo, con le messe al pubblico sospese, i contatti con l’esterno azzerati vivete un contrasto forte con la vostra missione di portare la pace tra la gente per la quale è molto importante l'incontro.
“È vero: queste misure non facilitano il nostro carisma, ma il Signore e la sua Santa Chiesa ci invitano sempre a ricercare il bene maggiore e le scelte che ci vengono suggerite dai nostri superiori sono sapienti, mirate al bene comune. Dobbiamo riconoscere che sono misure temporanee e che hanno anche un lato positivo: la preghiera intensificata, la cura delle relazioni interpersonali, la creatività per passare il tempo. Noi, come tutti, stiamo scoprendo anche il valore dell’attesa e l’occasione di guardarci nell’anima e chiederci come possiamo essere persone migliori. Tanta gente sta tornando a parlare con Dio in queste settimane e sta scoprendo un Dio che vuole soffrire insieme all’umanità, che non ci lascia soli e che ci colma di speranza». 

E frate Alessandro tenore, spesso in viaggio per i concerti e nelle sale di registrazione, come gestisce ora il suo tempo? 
«Provvidenzialmente avevo previsto uno stop dalle attività concertistiche proprio per i mesi tra febbraio e giugno, poiché soffro di allergia e cantare in questa condizione è più difficile. Ma non mi fermo. Dopo la pubblicazione di “Le note dell’anima”, sto scrivendo un nuovo libro e porto avanti le attività sui social network». 

C’è anche un video in programma, vero?
«Sì, mercoledì prossimo uscirà il nuovo videoclip di un brano tratto dal mio ultimo cd “Il paese del sole” e spero che possa aiutare tanta gente a pregare e trovare speranza. In più compongo musica, continuo a studiare canto e, soprattutto, mi impegno in falegnameria dove ho molti lavori di restauro che mi aspettavano da mesi». 

In queste condizioni di mondo silenzioso, la preghiera è spesso un aiuto importante, ma quale messaggio si sente di dare affinché questo ricorso a Dio non sia solo emergenziale?
«In questo momento in cui non possiamo incontrarci di persona, la preghiera e l’incontro spirituale è il mezzo con cui vogliamo comunicare la nostra vicinanza fraterna al mondo, soprattutto a chi si sente scoraggiato dalla paura e a chi soffre per la perdita di un familiare o di un amico».

E il vostro motto, "Pace e Bene", è sempre attuale?
«Francesco e Chiara sono sempre con noi, un fratello e una sorella che infondono tenerezza e calore umano a tutti coloro che li invocano. Nel Signore Gesù e nella Vergine Maria, la pace e ogni bene!».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA