Coronavirus, per la Fase 2 sono126mila i lavoratori a rischio contagio

Al lavoro con le protezioni in una serra
di Fabio Nucci
3 Minuti di Lettura
Martedì 5 Maggio 2020, 15:05
PERUGIA -  Con una fase due che, seppur a rate, sta prendendo il via, si calcola che siano circa 126mila i lavoratori a rischio contagio nella regione. Addetti che, per il tipo di mansione svolta e per la natura del comparto cui appartengono, risultano altamente esposti. È la stima operata dall’Agenzia Umbria ricerche, sulla base di dati Istat e Rcfl (rilevazione forze lavoro) 2019, che riguarda il 34,7% del totale degli occupati, circa 363mila quelli censiti nel 2019.
La valutazione tiene conto dell’indice di rischio elaborato sulla scorta delle professioni individuate dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (indagine Icp) e riferito alla prossimità fisica con le altre persone, siano esse colleghi o clienti. Un valore che varia da 1 a 100 e al cui crescere si identifica una situazione di rischio maggiore, differenziata per settore. «La quota di lavoratori a più alto rischio nelle Attività di servizio alle famiglie, stimata pari al 40,1% - spiegano i ricercatori Auro, Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia - è più alta di quella stimata per lo Sport e intrattenimento (32,5%), ma questo secondo settore si associa a un indice superiore (59,7 contro 41,0)». Ne consegue che ad analoghe quote di lavoratori a più alto rischio possono corrispondere situazioni in cui la prossimità fisica ha rilevanza diversa. «I settori con un indice di prossimità fisica più elevato appartengono al terziario e sono, nell’ordine, Alloggio e ristorazione, Istruzione, Sanità e Commercio. Settori nei quali si riscontra anche la maggior quota di lavoratori concentrata nella fascia a rischio più alto, cui corrispondono quasi 90 mila lavoratori (30.441 nel commercio, ndr). Questo vuol dire che per oltre l’85% degli occupati nelle Attività ricettive e per quasi tre quarti di chi lavora nell’Istruzione è molto difficile operare evitando di trovarsi fisicamente vicini ad altre persone». Appartengono invece alla classe medio-alta la Manifattura, pur con diverse situazioni all’interno cui si associano quote comunque più basse di lavoratori a rischio, circa 6 mila e 500 occupati (10%), e le Costruzioni, con circa 1.800 addetti (8,5%). Settori con quote più consistenti di lavoratori che non possono evitare di trovarsi a stretto contatto con altre persone risultano la Pubblica amministrazione (39,8%) e le Altre attività di servizi (42,9%), che comprendono ad esempio i lavori di acconciatori e altri trattamenti estetici. Nella classe medio-bassa, invece emerge un’incidenza significativa di esposizione tra le Attività di famiglie, aggregato che comprende datori di lavoro per il personale domestico che include professioni come colf, cuochi, camerieri, giardinieri, baby sitter. Il settore che, viceversa, si caratterizza per la maggior incidenza di occupazioni che richiedono poca interazione interpersonale, è l’Agricoltura, con meno di 800 addetti “a rischio contagio”. Circa 2.500 addetti risultano “a più alto rischio” di prossimità nei Trasporti (17,8%), altri 2mila (15,8%) nei Servizi alle imprese. Il comparto considerato meno esposto è quello dei servizi professionali (1,5% di addetti). Ne consegue, un totale di 125.927 lavoratori a rischio contagio.
In vista della ripartenza totale, sono da valutare anche criteri legati a fattori epidemiologici. «L’infezione da Sars-Cov-2 – spiegano i ricercatori Aur – produce effetti diversi a seconda dell’età e del sesso, per quanto riguarda contagi e tasso di letalità che aumenta col crescere dell’età ed è più elevato negli uomini». Al 21 aprile, in pieno lockdown, in Umbria risultavano 142 denunce all’Inail “per contagi nei luoghi di lavoro”, pari allo 0,5% del totale nazionale fatto di 28.381 casi, il 71,1% dei quali riferito a donne, il 43% a persone tra i 50 e i 64 anni. Nessun decesso invece legato a un contagio avvenuto in un posto di lavoro.
Con la progressiva riapertura di tutti i posti di lavoro, l’Aur invita comunque a porre sotto la lente i quattro settori ad “alta prossimità fisica” che da soli assorbono 134 mila occupati (37% del totale) e che, tranne il Commercio, si caratterizzano per una spiccata presenza femminile. «Le donne sono il 58% degli occupati e il 57% delle unità al di sopra dei 50 anni. Prevalenza di donne, anche tra gli over 50, nell’Istruzione e nella Sanità». Intanto, in un webinar curato dall’agenzia Somministrazione lavoro di Perugia, a imprenditori e titolari di attività commerciali, alberghiere, ristorazione e catering, è stata ribadito che “le operazioni di sanificazione vanno affidate ad aziende specializzate che devono poi rilasciare la relativa certificazione”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA