Virus, mai tanti contagi in un giorno
gli infettati hanno in media 40 anni
«Ecco le decisioni da prendere»

Virus, mai tanti contagi in un giorno gli infettati hanno in media 40 anni «Ecco le decisioni da prendere»
di Fabio Nucci
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Venerdì 30 Ottobre 2020, 08:31

PERUGIA Con quasi novemila casi totali e 694 nuovi positivi in un giorno, l’Umbria si conferma quasi un focolaio d’Italia con la crescita giornaliera record dell’8,4%, ben oltre Campania e Molise (+6,7%). «Un nuovo record che stiamo tristemente registrando quotidianamente», osserva Antonio Onnis, commissario regionale straordinario per l’emergenza Covid, che parla di «numeri sui quali tutta la comunità regionale deve riflettere in maniera appropriata alla luce della sensibilizzazione e del livello di attenzione, che vanno sollecitati in modo diffuso».
Un trend che vede la lente puntata anche sulla crescita costante dei casi diagnosticati da sospetto diagnostico, ieri 194 in più: situazioni che pericolosamente riaprono la partita dei sintomatici, facendo pressione sul sistema ospedaliero regionale. Anche se la percentuale dei degenti-Covid rispetto ai casi attivi per ora è sotto la media nazionale, pari al 5,4% (5,9 in Italia). «Questo significa che una parte importante dei positivi che rileviamo ha un impegno clinico complessivamente ridotto».
L’escalation del virus porta l’incidenza cumulativa quasi allo stesso livello nazionale, con 1.017 positivi ogni 100mila residenti (1.022 in Italia) e la luce rossa si accende anche per la virata dei decessi con altri cinque morti nell’ultima giornata e il totale settimanale salito a 22, superando il picco primaverile pari a 19. «Un dato importante riferito a pazienti in età più avanzata rispetto al dato mediano», aggiunge il commissario. Il tasso di letalità, tuttavia, resta il più basso d’Italia con 1,3 decessi ogni 100 casi totali (6,2 la media nazionale).
Umbria da primato anche per i tamponi effettuati: ieri 4.584 con un trend settimanale (considerando il dato cumulato) del +6,9%, più basso del dato nazionale (+12,3%), ma con uno scatto giornaliero dell’1,6%, tra i quattro più alti d’Italia. Nel totale giornaliero dei tamponi, confluiscono sistematicamente anche gli esami svolti dai laboratori privati. «I problemi relativi all’afflusso dei dati sono stati superati e oggi non c’è un fattore di accumulo di arretrati», spiega Onnis. Lo screening infatti non si è fermato e anche ieri, grazie a controlli programmati e tracciamento sono stati scoperti 500 casi (194 certificati a seguito di sospetto diagnostico). «Cambia la strategia del testing, oggi dobbiamo lavorare per interrompere la catena dei contagi, facendosi carico dei sintomatici, focalizzando l’attenzione su fasce deboli e vulnerabili. Va rafforzata la rete degli utilizzatori dei test e l’attività di sorveglianza può essere resa più efficace non fissandoci sull’uso di un solo approccio strategico: il coinvolgimento di medici di medicina generale e pediatri è una di queste altre strategie». Una ridefinizione che fa seguito alla circolare del Ministero del 12 ottobre ed elaborata da Cts e nucleo epidemiologico. «Uscirà a breve il documento sulle strategie di testing che riorganizza le attività di gestione dei contatti che sono rimodulate, non cancellate».
ETÀ MEDIANA A 40 ANNI
Torna a crescere l’età mediana dei contagi, rispetto all’estate, e ora, considerando i casi totali, è pari a 40 anni, più bassa di tre lustri rispetto alla prima fase (54 anni). Considerando i quasi 9mila casi totali censiti nella regione da fine febbraio, rispetto a giugno, è cresciuta l’incidenza nella fascia 18-39 anni e dei giovanissimi (under 17). Due casi su tre hanno un’età compresa tra 18 e 64 anni e scende di dieci punti, rispetto a fine primavera, la concentrazione dei contagi tra gli over 65, fascia nella quale è collocato il 18,4% dei casi totali. «In questo momento cresce l’età media dei ricoverati e in generale riscontriamo un progressivo aumento dell’età mediana tra i positivi, un’equazione facilmente immaginabile».
CURVA E PREVISIONI
Con la situazione che evolve in maniera fluida, anche i tre scenari prospettati dal nucleo epidemiologico una settimana fa, con tre diverse ipotesi di lockdown, risultano superati. «Gli scenari sono elaborati ogni giorno – spiega Onnis - col Nucleo che opera in modo permanente: ci sono momenti in cui la curva di crescita sembra perdere di impeto, altri in cui subisce impennate. Ma al momento è difficile valutare gli effetti e le influenze sulla curva delle attuali misure restrittive: ogni intervento di chiusura o di contenimento produce effetti non prima di un paio di settimane». Nell’ipotesi di lockdown al 60%, le ipotesi presentate il 21 ottobre davano il picco di ricoveri, 291, il 5 novembre. Ma in otto giorni la situazione è totalmente cambiata.


 

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