Rievocazione storiche, sagre, processioni tutte a rischio: lo tsunami del Coronavirus sulle tradizioni di borghi e paesi

Rievocazione storiche, sagre, processioni tutte a rischio: lo tsunami del Coronavirus sulle tradizioni di borghi e paesi
di Vanna Ugolini
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Sabato 2 Maggio 2020, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 13:35

TERNI C'erano le bandiere appese alle finestre delle case, ciascuna con i colori diversi, e don Sergio ha letto il bando che dà il via alla rievocazione della Corsa all'Anello, parlando con il megafono, dall'alto del campanile. Poi, però, è rimasto solo il silenzio. Niente cortei, niente corse dei cavalli, niente osterie piene di gente dove vengono serviti i menù medievali, spazzati via, anche questi, dal Covid. La gente si è richiusa nelle proprie case, a rivedere le corse degli anni passati. Il cartellone della manifestazione che durava una ventina di giorni ed era la prima in Umbria ad aprire la stagione delle rievocazioni storiche, è rimasto ricco. Addirittura lo storico Franco Cardini ha voluto comunque essere presente, anche se a distanza, con un contributo video della conferenza che avrebbe dovuto tenere, come succede ogni anno, davanti a centinaia di persone. Ma la sfida è un'altra cosa. La Corsa all'Anello, come tutte le rievocazioni storiche che fino a settembre avrebbe fatto rivivere centinaia di città di tutta Italia, soprattutto dell'Italia del Centro, hanno sempre voluto dire turismo, economia locale che riprende fiato, artigiani che lavorano tutto l'anno per la preparazione degli abiti e delle scenografie, volontariato e, anche collante fra generazioni, luoghi immateriali dove riconoscere la propria appartenenza a un territorio e ai suoi valori. Difficile pensare che quest'anno se ne potranno fare molte, in Italia. Quasi tutte le regioni, al momento, le hanno sospese.
Simone Galletti e Ernesto “Wilmi” Santirosi, rispettivamente responsabile della scuderia di Mezule e cavaliere di punta dei bianconeri che detengono l’ anello, avendo vinto l’ultima edizione, quella del 2019, e spera di poter correre almeno a settembre, quando si teneva "la Rivincita". «E’ un peccato non poterla fare – dice Santirosi, l’ultimo a vincere al campo dei giochi – avevamo ripreso gli allenamenti dopo lo stop dei primi giorni di quarantena ma ora è tutto inutile. Vorrà dire che avremo più tempo per allenarci meglio da qui a settembre». Anche se, probabilmente nulla sarà più come prima. «Infatti – concorda il giovane fantino, miglior cavaliere l’anno scorso – forse ci sarà meno pubblico a vederci perché la paura serpeggerà anche a settembre ma per noi fantini non ci saranno grandi differenze». Il problema sicurezza, però, è già entrato anche nelle scuderie dove, così come in tutti gli altri luoghi di lavoro o aperti al pubblico, bisogna prendere mille precauzioni. «Ci alleniamo ma con non più di tre persone per volta su un ettaro di terreno. Le distanze quindi ci sono e poi usiamo sempre le mascherine». 
Ma se questa è solo la prima rievocazione a essere rinviata, questa estate rischia di essere un vero e proprio tsunami per l'Italia dei piccoli borghi e delle feste e delle sagre di paese. Alcune, le più piccole e quelle con meno risorse finanziarie, si erano già arrese alla normativa che prevedeva rigorose norme di sicurezza antiterrorismo. 
Comunque, secondo la Fipe ogni anno nel nostro Paese si svolgono oltre 42 mila sagre, in media 5 per ogni comune, per un complesso di 306.000 mila  giornate di attività ed un fatturato di 900 milioni di euro. Otto sagre su dieci si svolgono tra giugno e settembre, i giorni di attività si allungano fino a coprire il 90% del totale. Insomma, anche questa industria della socialità che permetteva ai territori più piccoli di prendere ossigeno rischia di essere travolta dall'onda lunga degli effetti del coronavirus. Anche perchè, come dice Francesco De Rebotti, presidente Anci Umbria, «anche facendo l'ipotesi più ottimistica e magari, potendo ripartire in estate, con il caldo, con le manifestazioni, la gente si fiderà di mangiare a una sagra, a un'osteria? Si dovranno mantenere le distante: allora sarà economico mettere in piede un'organizzazione come quella che necessità una rievocazione storica?». Sarà possibile organizzare una sagra che si basa propria sull'apporto dei volontari e sui grandi numeri dei turisti che la frequentano? Anzi, ci saranno i turisti? 
Domande a cui nemmeno la sociologa Cecilia Cristofori, docente di Scienze Politiche all'Università di Perugia,  che sta studiando il fenomeno della pandemia giorno per giorno, sa ancora dare risposte: «la prima fase è stata quella della socialità, dei canti sui balconi, degli arcobaleni. Poi per le famiglie il modo per rispondere ai problemi della pandemia è stata la cucina, il ritorno a fare il pane, a stare insieme a tavola, rilanciato sui sociali. In questi giorni che sarebbero stati di festa, invece, mi sembra che la cifra comune sia il silenzio. Non ho mai sentito un Primo Maggio così silenzioso. Da lunedì vedremo se cambia qualcosa e come».

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