Concorsopoli, il rettore e tre prefetti
nella lista dei testimoni di Bocci

Concorsopoli, il rettore e tre prefetti nella lista dei testimoni di Bocci
di Enzo Beretta
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Martedì 15 Ottobre 2019, 13:01
Nell’elenco dei 36 nomi indicati da Gianpiero Bocci come testimoni a difesa nel processo 'Concorsopoli' in cui è accusato di rivelazione di segreti d’ufficio ci sono il rettore Franco Moriconi, gli ex prefetti di Perugia Antonio Reppucci, Antonella De Miro e Raffaele Cannizzaro, quattro ex questori del capoluogo umbro, altrettanti comandanti provinciali dell’Arma dei carabinieri, tre colonnelli della guardia di finanza, il sindaco di Corciano Cristian Betti, il vicesindaco Lorenzo Pierotti, l’ex vicesegretario regionale del Partito democratico in Umbria Francesco De Rebotti e il direttore generale dell’Usl Umbria 1 Andrea Casciari.

Spetterà al primo collegio del tribunale penale accogliere o meno la lista oppure solamente una parte di essa. Il documento è stato protocollato ieri mattina dalle cancellerie di via XIV Settembre ma l’udienza in programma per il 22 ottobre slitterà in virtù dell’astensione delle Camere penali italiane in protesta contro la riforma della prescrizione. Nell’elenco gli avvocati David Brunelli e Alessandro Diddi impegnati nella difesa dell’ex sottosegretario agli Interni hanno indicato le candidate che nell’ottica accusatoria hanno ottenuto informazioni collegate alle prove di alcuni concorsi. Si  leggono i nomi di familiari stretti e parenti. Non mancano anche collaboratori del politico come ad esempio i poliziotti della tutela.

Tre prefetti, dicevamo: Bocci, infatti, dal 2 maggio 2013 al 1° giugno del 2018, vale a dire per oltre cinque anni, è stato sottosegretario al Viminale con tre diversi governi (Letta, Renzi, Gentiloni). Se, per quanto riguarda, Reppucci e De Miro i legali spiegano che possono «riferire circa le attività svolte da Bocci all’epoca dei fatti, anche in relazione ad eventuali informazioni richieste dall’imputato o da altre persone in ordine ai procedimenti in corso», per Cannizzaro il quadro è leggermente diverso in quanto quest’ultimo «può - anche - riferire circa i fatti di cui al capo d’imputazione con particolare riferimento ai rapporti e agli incontri intrattenuti da Bocci con gli altri imputati».

Stessa frase utilizzata per spiegare la convocazione dell’ex consigliere comunale Alvaro Mirabassi e del responsabile della Struttura complessa di Cardiologia del Santa Maria della Misericordia, Claudio Cavallini, il quale potrebbe aggiungere dettagli anche riguardo il «contenuto di alcune affermazioni formulate da Maurizio Valorosi (ex direttore amministrativo dell’ospedale, ndr) sul conto di Bocci». Tra i questori citati nella lista ci sono Nicolò D’Angelo, Carmelo Gugliotta, Francesco Messina e Giuseppe Bisogno (per coprire la forbice temporale dall’ottobre 2011 al marzo 2019, un mese prima degli arresti); tra i comandanti provinciali dei carabinieri ecco Angelo Cuneo, Cosimo Fiore, Paolo Piccinelli e l’attuale Giovanni Fabi, i tre comandanti delle fiamme gialle invece sono Vincenzo Tuzi, Dario Solombrino e l’attuale Danilo Massimo Cardone. Obiettivo della difesa è dimostrare che l’imputato non ha mai chiesto informazioni ai vertici delle forze dell’ordine durante il suo importante e lungo incarico ricoperto al ministero.

Spunta anche il nome del tenente colonnello Selvaggio Sarri, mente storica dell’inchiesta, il primo indicato nella lista dei pm. Infine Moriconi, Rettore dell’Università degli Studi di Perugia fino al 1° novembre (giorno in cui subentrerà Maurizio Oliviero). «Moriconi - scrivono i difensori - può riferire circa i fatti di cui al capo di imputazione con particolare riferimento ai rapporti intrattenuti tra Gianpiero Bocci e gli altri imputati nonché al contenuto di alcune affermazioni formulate da Valorosi sul conto di Bocci».

«Attraverso queste prove testimonali contiamo di dimostrare l’infondatezza dell’accusa - ha dichiarato David Brunelli -. Abbiamo deciso di citare persone direttamente coinvolte nelle procedure di concorso e pensiamo di sentire dalla loro viva voce che non hanno avuto favori né li hanno richiesti».
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