Concorsopoli, processo a Bocci:
ecco perché sarà una battaglia lunghissima

Bocci all'arrivo in tribunale
di Egle Priolo
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Giovedì 6 Febbraio 2020, 13:14 - Ultimo aggiornamento: 13:16


PERUGIA Un sigaretta al volo e un caffè decaffeinato. Perché Gianpiero Bocci si mostra sereno, ma non deve essere facile mantenere a bada i nervi. Poi saluti cordiali ai giornalisti e quel giubbino sportivo che da un po’ ha preso il posto del cappotto blu istituzionale. Il viso è più scavato rispetto alle immagini ufficiali da sottosegretario, ma la determinazione sembra essere rimasta la stessa, complice il dna tosto della Valnerina. 
Si è presentato così Gianpiero Bocci, già sottosegretario al ministero degli Interni e segretario regionale del Partito democratico, alla prima udienza del processo per i concorsi truccati all’ospedale di Perugia. Per cui i pubblici ministeri Mario Formisano e Paolo Abbritti lo vogliono colpevole di falso e abuso di ufficio su cui sarà giudicato alla fine dell’inchiesta principale che lo vede indagato insieme a circa altre quaranta persone, mentre pende ancora l’accusa di associazione per delinquere.
Ieri, invece, davanti al tribunale presieduto da Carla Maria Giangamboni è iniziata la discussione sul giudizio immediato relativo solo al capo di imputazione di rivelazioni di segreti d’ufficio, per aver – secondo la procura – rivelato ad alcuni candidati amici le tracce dei concorsi per assistente amministrativo, assistente tecnico contabile e coadiutore amministrativo, tutti per categorie protette. E se Bocci all’entrata nel tribunale penale si è detto sereno e «pronto a difendersi nel processo e non dal processo, come qualunque cittadino», i suoi avvocati, Alessandro Diddi e David Brunelli, hanno dimostrato subito come intendono demolire tutte le accuse a carico del loro assistito. Smembrando i capi di imputazione, contestando ogni aspetto dell’impianto accusatorio, eccependo anche sulle intenzioni degli inquirenti e provando a sgomberare il campo anche dalle parti civili. Insomma, sarà battaglia. Lunga e durissima.

Si è capito subito dalla prima eccezione sollevata dall’avvocato Diddi, che ha immediatamente avanzato dubbi sulla validità del giudizio per un richiamo delle accuse ad altri capi di imputazione che avrebbero reso complicato capire le condotte contestate. Roba tecnica, ma che ha dato subito il polso della guerriglia in punta di diritto che sarà. La presidente Giangamboni (a latere Matteo Cavedoni e Serena Ciliberto) ha invece dato ragione alla procura, 1 a 0 e palla al centro per la costituzione delle parti civili. Anche gli avvocati Alessandra Bircolotti (per l’Unione nazionale consumatori Umbria), Sara Pievaioli (CittadinanzAttiva) e Anna Rita Gobbo per la Regione si sono dovute misurare con il tentativo della difesa di non far parte del processo per una effettiva mancanza di danni materiali. Ma anche qui il tribunale ha stabilito la legittimazione di associazioni ed ente a costituirsi come parti civili, a tutela dei consumatori e per il danno morale e all’immagine che la Regione avrebbe subito dalle condotte contestate all’ex sottosegretario.
Si tornerà in aula il mese prossimo per discutere («Ho due ore di contestazioni», ha anticipato l’avvocato Diddi) di intercettazioni e tabulati telefonici: Bocci non è mai stato intercettato direttamente – parte delle registrazioni della guardia di finanza sono anche relative al periodo in cui era parlamentare -, ma è finito nei brogliacci sul tavolo della procura perché coinvolto nelle telefonate di altri indagati. Nella seconda udienza si parlerà anche di Gps e positioning, cioè dei movimenti di Bocci rilevati dal suo telefonino, che la difesa è pronta a contestare per demolire le accuse che lo vorrebbero intento, ad una certa ora in un dato luogo, a passare le tracce ai candidati. «Ho letto ricostruzioni fantasiose su questa vicenda – ha detto Bocci -, ma io ora penso a me stesso e a spiegare le mie ragioni. Come tutti i cittadini, affronto la giustizia e non scappo. Sono qui, pronto a collaborare con la magistratura, nella quale ripongo la massima fiducia. Se ho chiuso col Pd? Lasciamo perdere il Pd, siamo in un’aula di tribunale, bisogna avere grande rispetto per le istituzioni, non mischiamo le cose».
Appuntamento al 4 marzo, con la speranza della difesa che questa data porti più fortuna all’ex parlamentare rispetto alle passate elezioni politiche.

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