Concorsopoli, i pm: «Tre anni e due mesi all'ex direttore dell'ospedale per gli aiutini»

Concorsopoli, i pm: «Tre anni e due mesi all'ex direttore dell'ospedale per gli aiutini»
di Egle Priolo
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Giovedì 28 Gennaio 2021, 09:30

PERUGIA - Tre anni e due mesi di carcere a Emilio Duca. Pesante la richiesta di condanna che ieri i pubblici ministeri Mario Formisano e Paolo Abbritti hanno avanzato al giudice Lidia Brutti nell'ambito del giudizio abbreviato che vede l'ex direttore generale del Santa Maria della Misericordia accusato – insieme all'ex direttore amministrativo Maurizio Valorosi - di rivelazione di segreti d’ufficio, falso e abuso per i concorsi per infermieri, anestesia, geriatria e categorie protette che la procura considera truccati. Una ventina di capi di imputazione – per Valorosi c'è anche un tentativo di peculato – compresi quelli assorbiti dal filone principale del procedimento che martedì sera è arrivato alla sua prima svolta, con i rinvii a giudizio e le prime condanne, tra patteggiamenti e riti abbreviati.

Accuse che la difesa di Duca, con l'avvocato Francesco Falcinelli, ha sempre contestato e per smontare le quali era stata chiesta l'escussione di alcuni testi – compreso Antonio Onnis, il commissario che sostituì il dg dopo gli arresti dell'aprile 2019 – che possano convincere il giudice della bontà dell'operato del manager. Attesa quindi per il prossimo 18 febbraio, quando dopo la discussione di parti civili e difese, è prevista la decisione, che comprende anche l'accordo per il patteggiamento della pena a due anni per Valorosi, assistito dall'avvocato Francesco Crisi.
I due ex manager, intanto, si sono visti prosciogliere dal giudice per l'udienza preliminare Angela Avila da una dozzina di capi di imputazione nell'ambito del filone principale dell'inchiesta ormai nota come Concorsopoli. Entrambi però dovranno rispondere – nel processo che inizia il 16 marzo a carico in totale di 32 persone, difese tra gli altri da David Brunelli, Chiara Peparello, Nicola Pepe, Franco Libori e Marco Brusco – anche dell'accusa di associazione per delinquere che la procura contesta ad altre nove persone, compresa l'ex governatrice Catiuscia Marini, l'ex sottosegretario Gianpiero Bocci, l'ex assessore regionale Luca Barberini e l'ex direttore sanitario Diamante Pacchiarini, che con l'abbreviato è stato già condannato a 2 anni e 8 mesi.

Con pene tra i 7 e i 13 mesi si è chiuso anche il processo (o almeno il primo grado) per Roberto Ambrogi, Gabriella Carnio, Maurizio Dottorini, Andrea Sborzacchi, Lorenzina Bolli, Moreno Conti e Domenico Barzotti.

Sono invece definitivamente usciti da questo processo, perché prosciolti da tutte le accuse, sia Serena Zenzeri (difesa da Luca Gentili e Claudio Lombardo, ma per cui è arrivata l'iscrizione per la parte originaria dell'inchiesta che riguarda gli appalti in sanità e i rapporti con la Servizi associati) che Riccardo Brugnetta. Dopo aver scelto il rito abbreviato, infine, è stato l'unico assolto per non aver commesso il fatto l'agente di commercio di prodotti elettromedicali Fabio Madonnini, che per la procura aveva soffiato a Duca e Valorosi – dopo averle sapute da Bocci, secondo la ricostruzione accusatoria - le notizie sulle indagini in corso in ospedale, soffiata che poi aveva portato alla “disinfestazione” dalle cimici della guardia di finanza nell'ufficio del dg. «Il mio assistito – ricorda l'avvocato Vincenzo Maccarone, con la soddisfazione dovuta al risultato ottenuto in aula – aveva solo condiviso con loro le dicerie che giravano in ospedale, chiacchiere di cui erano già a conoscenza. Per il lavoro di Madonnini era importante uscirne il prima possibile e in maniera completa, dopo la macchia e il sospetto che invece il giudice ha completamente fugato».

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