Concorsopoli, Marini: «Con Bocci e Barberini solo rapporti istituzionali. Se avessi avuto una corrente non mi sarei mai dimessa»

Catiuscia Marini e Gianpiero Bocci
di Egle Priolo
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Martedì 4 Aprile 2023, 07:38

PERUGIA - I rapporti con Luca Barberini? «Istituzionali, non personali, come si evince anche dalle poche telefonate oggetto di intercettazione». Come avvenne la nomina di Emilio Duca alla direzione generale dell'Azienda ospedaliera di Perugia? «Era già dg a Città di Castello, nel 2013 la giunta regionale lo indicò alla guida della direzione dell'assessorato alla Sanità, poi nel 2016 la nomina... Duca era tra i 7-8 con il curriculum migliore, quasi nessuno aveva la sua esperienza professionale». E Maurizio Valorosi, le stava antipatico? «Simpatico o antipatico non esiste. I direttori amministrativi e sanitari sono nominati dai dg e non hanno rapporti con la Regione». E il rapporto con Gianpiero Bocci? «Dialettico, politico. A volte anche aspro e serrato: non sempre abbiamo condiviso momenti della vita politica e su molti temi. Non avevamo rapporti personali o di frequentazione». E con Diamante Pacchiarini? «Nessuna relazione anche se lo conosco». E ancora, sa chi è Antonio Tamagnini? «Accompagnava spesso i direttori però per il resto mai avuti rapporti di alcun tipo». E per finire, Rosa Maria Franconi e Maria Cristina Conte? «Se fossero in aula non le identificherei».

È durato oltre un'ora e mezza, ma è questo il riassunto estremo del controesame a cui si è sottoposta ieri l'ex presidente della Regione Catiuscia Marini, imputata nel processo noto come Concorsopoli sui presunti concorsi con l'aiutino in sanità. Un riassunto “per appello”, in cui il suo avvocato Nicola Pepe e a seguire i difensori degli altri imputati (tra cui Francesco Falcinelli, David Brunelli e Francesco Crisi) hanno provato a dimostrare, molto chiaramente, l'insussistenza dell'accusa più grave: l'associazione per delinquere. Per capire: se con gli altri presunti sodali i rapporti erano al massimo istituzionali - quando addirittura neanche esistenti - come si può parlare di associazione? Questa la strategia e la linea difensiva dell'armata di avvocati che vuole abbattere la contraerei dei sostituti procuratori Paolo Abbritti e Mario Formisano, che dall'inizio dell'inchiesta - che nel 2019 ha decapitato la politica targata Pd e la sanità in Umbria – parlano invece di «rete di sistema».
Marini ha quindi ribadito con forza la sua versione. Ha spiegato la rilevanza della sanità («Se va fuori controllo la spesa sanitaria, va fuori controllo il bilancio della Regione»), ma rispondendo alle domande dell'avvocato Pepe sui rapporti con l'ex assessore Barberini ha insistito sulla mancanza di un suo interessamento sulla gestione, nonostante un loro rapporto costante visto che «il presidente deve obbligatoriamente avere una grande attenzione sull'attività dell'assessorato nel suo complesso, perché l'unico elemento per cui il presidente di Regione può essere commissariato è in materia sanitaria». Ma l'interessamento? «Assolutamente no. Nel sistema sanitario lavorano 13mila persone – ha ricordato –. Non sono nelle competenze della Regione, che agisce con atti collegiali della giunta regionale. Non ho mai compiuto atti che non fossero approvati all'unanimità».
L'ex presidente ha difeso e sostenuto la correttezza del proprio operato, rispondendo alle domande sugli incontri con Duca o con Marisa Ricotta (che ha patteggiato una condanna a 11 mesi, con pena sospesa, per concorso in rivelazione di segreti d’ufficio per aver passato una busta con gli argomenti d'esame destinata a un candidato) davanti alla corte presieduta da Marco Verola. E ha ricordato anche la telefonata con l'ex dg in cui – l'ha incalzata Pepe - lo avrebbe «maltrattato». «Con tutti i direttori poteva capitare ci fossero telefonate dure e concitate», ha risposto in riferimento alla conversazione registrata dalla guardia di finanza e finita nell'inchiesta sui problemi di Umbria Salute, nel momento in cui si era alla ricerca di un amministratore e la società partecipata «doveva diventare centrale unica di acquisti e non lo stava facendo».
E per finire, l'ultimo sassolino, squisitamente politico. «Chi erano i mariniani?», sollecita il suo legale. «Me lo chiedo anche io.

Non esisteva una parte politica organizzata che facesse riferimento a me. Mai avuto una corrente politica. Se avessi avuto una corrente organizzata non ci sarebbero state le mie dimissioni».

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