Concorsopoli, le notti insonni
dell'ex sottosegretario Bocci

Gianpiero Bocci (foto archivio)
di Enzo Beretta
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Sabato 3 Agosto 2019, 11:22
PERUGIA - Secondo l’ex sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci, indagato in Concorsopoli, «c’è un limite a tutto». «Mio padre mi diceva sempre due cose - confidava al gip Valerio D’Andria a fine maggio, un mese e mezzo dopo il suo arresto -: aver rispetto per gli anziani e avere il senso del limite. Ma c’è un limite a tutto! Non è che si può arrivare ad attribuire a Bocci candidati che onestamente si capisce bene da dove nascono e come terminano!». Si alzano i decibel nel palazzo di giustizia: «Una persona, solo perché è Gianpiero Bocci, solo perché stava al governo del Paese, solo perché è importante, lo si deve infilare dentro a una dinamica? Non comprendo…».
«Giuro che in trent’anni non ho mai messo piede una sola volta negli uffici dell’Azienda ospedaliera - spiega -. Come si fa a dire che quella candidata sarebbe sponsorizzata da Bocci? Da dove si ricava?». E ancora: «Secondo la Procura avrei fatto parte di un gruppo di classe politica locale che impartiva direttive al vertice dell’Azienda ospedaliera di Perugia. Dal 2013 al 2018 ho fatto parte di tre governi del Paese (Letta, Renzi e Gentiloni) perciò negli ultimi cinque anni non ho fatto parte della classe politica locale né di alcuna maggioranza regionale. Fare parte del governo del Paese non significa consolidare potere e relazioni che restano anche alla fine dell’esercizio del mandato e che una persona può utilizzare per forzare eventi e vicende. Se far parte del governo può portare alla conclusione che questo è una specie di percorso che alla fine lascia soltanto a chi lo ha esercitato un potere che può essere condizionante su altri o su alcune vicende è una distorsione democratica veramente pericolosa». Non ci ha dormito, Bocci, per tentare di trovare delle risposte: «Soprattutto la notte uno si pone tante domande per provare a darsi una risposta. Sinceramente - ammette parlando di una candidata che dice di non conoscere - non ci sono riuscito».
L’ex segretario del Pd sostiene, inoltre, di «non aver chiesto mai neppure una sola volta o indotto rappresentanti della pubblica amministrazione a dare notizie» né di aver «mai ricevuto informazioni da vertici o forze di polizia».
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