Concorsopoli, le assunzioni pilotate all'ospedale di Perugia: i rapporti dei candidati con politici, sindacalisti e funzionari regionali

Concorsopoli, le assunzioni pilotate all'ospedale di Perugia: i rapporti dei candidati con politici, sindacalisti e funzionari regionali
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Venerdì 31 Gennaio 2020, 18:21
PERUGIA Questione di conoscenze. Di essere “figlio di” o parente di qualcuno. Del mondo della politica, soprattutto. Ma anche del sindacato e della pubblica amministrazione. Anche questo portava e non poco a scalare la classifica dei concorsi, con le mani dei membri delle commissioni d’esame guidate dalle volontà di politici e direttori dell’ospedale ad aggiungere quei “bonus” che posizionamenti altrimenti irraggiungibili e successive assunzioni. Un meccanismo oliato, che nell’anno dell’indagine ormai nota come Concorsopoli ha portato ad accertare almeno quaranta assunzioni pilotate.

Le indagini degli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, diretti dal colonnello Danilo Massimo Cardone e dal tenente colonnello Selvaggio Sarri e coordinati dai sostituti procuratori Mario Formisano e Paolo Abbritti, hanno svelato nel dettaglio l’esistenza di presunti concorsi truccati nel 2018 all’ospedale. Ma sono andati oltre. Perché dagli arresti e sequestri di documenti e cellulari dello scorso 12 aprile, quando la politica e la sanità regionale hanno subito uno scossone tale da arrivare alle dimissioni di Catiuscia Marini, agli investigatori si è svelato un mondo di relazioni, richieste di interessamento, decine di appuntamenti per un caffè o incontri in centro. Un sistema di fatto già anticipato dai mesi di intercettazioni ambientali e telefoniche nei confronti soprattutto dell’ex direttore generale Emilio Duca e dell’ex direttore amministrativo Maurizio Valorosi. Al centro, i «referenti politici» dei due manager: l’ex assessore alla Sanità, Luca Barberini, la Marini e l’ex sottosegretario all’Interno e segretario regionale del Pd, Giampiero Bocci.

IL MECCANISMO
Quaranta candidati segnati in rosso «ed associati a diversi sponsor», e cioè il politico o il dirigente che caldeggiava l’aiutino all’esame: questo gli investigatori hanno trovato nei supporti informatici e telefoni sequestrati lo scorso 12 aprile. Uno schema attuato per il concorso da infermiere e che addirittura è rintracciabile in un altro concorso del 2015 sempre ritrovato tra i documenti e in particolare in quelli di Patrizia Borghesi, presidente della commissione esaminatrice per l’esame da infermiere. Nell’ultima informativa depositata in Procura poco prima di Natale, lo schema dei candidati da aiutare con l’aggiunta di bonus in grado di far scalare loro la classifica e arrivare nelle posizioni migliori per l’assunzione si allarga ai rapporti personali dei candidati. Al reale motivo dunque perché politici e manager fanno pressioni, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, sulla commissione d’esame. Gli accostamenti sono impressionanti. Tra i 40 che superano la prova grazie al bonus aggiunto dall’esterno e che salgono in graduatoria ci sono, per fare qualche esempio, la figlia di segretario cittadino del Pd, un’amica di un dipendente Asl Umbria 1 e attivista Pd, ancora la figlia di un dipendente della Regione, la fidanzata del figlio di un ex consigliere comunale o il marito di una dipendente regionale e figlia di un sindacalista. Tutti assunti, all’azienda ospedaliera di Perugia ma anche fuori regione, tra giugno e luglio 2018.

LE DATE DEL PROCESSO
Dopo i rinvii di fine 2019 dovuti agli scioperi dei penalisti, tra qualche giorno, il 5 febbraio, scatterà il processo a Bocci, difeso dagli avvocati David Brunelli e Alessandro Diddi. Da ricordare come Valorosi, difeso dall’avvocato Francesco Crisi, ha scelto il patteggiamento e Duca (difeso dall’avvocato Francesco Falcinelli) il processo con rito abbreviato. 
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