L’ultima scoperta è del direttore editoriale del Centro studi Malfatti, Emanuele Pettorossi. Obiettivamente inquietante. Lui la racconta letteralmente così: «Nei giorni scorsi, mentre mi trovavo nella sede comunale di Corso del Popolo, ho ascoltato per puro caso una conversazione tra due dipendenti, il cui oggetto era il furto del telefonino di un loro collega lasciato incautamente nella stanza incustodita. Ma non immaginate il mio stupore quando, continuando ad ascoltare, ho capito che in realtà i nuovi uffici comunali non sarebbero al sicuro nemmeno se i dipendenti chiudessero le rispettive porte a chiave, perché è sufficiente prelevare la chiave da uno dei bagni per aprire tutti gli uffici, i quali, immagino per un tragico errore, hanno tutti la stessa serratura».
Chiunque potrebbe dunque introdursi nei vari piani e, prelevata la chiave del bagno libero, entrare indisturbato nelle varie stanze con la garanzia di sicurezza e riservatezza delle pratiche che ognuno si può immaginare.
Le scoperte di Emanuele Pettorossi non finiscono qui. Al quarto piano, infatti, il direttore, costretto ad usare il bagno, e curioso di vedere se le chiavi nelle porte c’erano, ha dovuto registrare che l’antibagno e il bagno dei disabili «sono utilizzati come magazzino della carta igienica e delle scope degli addetti alle pulizie».
Chi ha progettato il Pentagono non avrebbe infatti previsto ripostigli a tale scopo. Commenta Emanuele Pettorossi: «Complimenti, davvero molto ben gestito il patrimonio comunale, ben progettato, proprio a misura di dipendente e di cittadino».
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