Tutto è iniziato con l'ultimatum lanciato dalla Provincia. «Come prevede la legge, non pagheremo più la nostra parte per l'affitto dei locali in via Annio Floriano», ha detto il presidente Giampiero Lattanzi. Messaggio rivolto, in gran parte, a Palazzo Spada, ma in generale a tutti i Comuni dell'ambito di riferimento, che dovranno farsi carico della spesa se non vogliono chiudere il Cpi.
L'assessore al bilancio, Orlando Masselli, una soluzione l'ha trovata. «Ci sono gli uffici dell'ex Centro multimediale che possono ospitare il Cpi di Terni. Sono spazi attrezzati che al Comune non solo non costano nulla ma permetterebbero all'Ente anche di incassare risorse, considerando che pure le altre amministrazioni devono concorrere alla spesa». Insomma, a pochi metri di distanza dall'ex Cmm c'è una soluzione a coste zero, che consentirebbe di azzerare gli ottantamila ero di spesa pubblica. Ma secondo il consigliere regionale del Pd, Fabio Paparelli, questa soluzione è «lunare». «Priva - prosegue Paparelli - di ogni cognizione di causa, la sola ipotesi di ricollocamento di un sevizio così importante e così frequentato dal pubblico, in un contesto assolutamente inadeguato (l'ex Cmm), per i dipendenti e per i fruitori, sia per le condizioni strutturali, che per le dinamiche relative alle modalità di espletamento dei servizi correlati». E il risparmio? Anche il consigliere del Pd ha una soluzione a costo zero. Si tratta dell'utilizzo del palazzo di proprietà della Regione che si trova in via Saffi, a due passi da via Annio Floriano. «La Regione ha stanziato 2,6 milioni di euro per la riqualificazione dell'edificio. La gara d'appalto per i lavori sta per partire. è qui che andrà il Cpi una volta ultimata la riqualificazione», ricorda Paparelli. «Perciò - prosegue - è inutile far traslocare il Cpi due volte nel giro di un anno». In pratica, da via Annio Floriano all'ex Cmm e poi da qui a via Saggi.
«Il consigliere Paparelli - replica l'assessore Masselli - confonde le mele con le pere. Invece di attaccare il Comune di Terni, che ha proposto una soluzione a coste zero, può sollecitare la Regione ad intervenire. Io con un Comune in dissesto non firmo nuovi contratti di affitto quando ho locali sfitti».
Il braccio di ferro è solo all'inizio.
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