Tesei, presidente dell'Umbria: «La crisi del Centro Italia sul tavolo del Recovery»

Tesei, presidente dell'Umbria: «La crisi del Centro Italia sul tavolo del Recovery»
di Italo Carmignani e Fabio Nucci
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Martedì 6 Aprile 2021, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 19:03

La priorità è semplice: le risorse del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) sono un treno da non perdere. Specie nell'Italia centrale che si trova ad affrontare tre crisi in un colpo solo. Attenzione, però: se l'Italia non sarà in grado di superare le viscosità della burocrazia rischia di non poter spendere le risorse straordinarie.

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La governatrice dell'Umbria, Donatella Tesei, coordinatrice per la definizione del Pnnr, il cosiddetto Recovery Plan, per la Conferenza delle regioni, ribadirà questo nel primo incontro sul tema col governo, in calendario giovedì prossimo.
Presidente Tesei, post pandemia e post sisma, si è aperta la questione del Centro Italia, da dove ripartire?
«Le regioni del Centro Italia scontano contemporaneamente più crisi. Il sacrificio legato al sisma 2016 è ancora presente, ha creato problematiche importanti per la fascia appenninica che come Regioni abbiamo cercato di affrontare con determinazione. Si è vista un'inversione di tendenza sull'accelerazione delle pratiche per la ricostruzione: quando con le ultime ordinanze commissariali siamo andati a semplificare le procedure, le pratiche sono state velocizzate e i cantieri sono stati avviati».
Un approccio cruciale anche in chiave Recovery Plan.
«Questa è la via: se non procediamo con riforme strutturali che riguardano ad esempio il Codice degli appalti, la semplificazione delle autorizzazioni, rischiamo che queste risorse non possano essere utilizzate appieno.

Se dobbiamo seguire le procedure vigenti potremmo non essere in grado di spendere tali risorse entro i tempi che ci sono stati dati, cioè entro il 2026».


Il commissario Legnini sostiene che per il Centro, come per il Sud, nel Recovery andrebbe data priorità ai progetti delle linee strategiche oltre ai fondi aggiuntivi stanziati.
«Sono d'accordo. I progetti collegati alle 6 missioni individuate dalla Commissione europea potrebbero rivelarsi decisivi per le regioni del Centro. Col commissario Legnini abbiamo condiviso anche un'ipotesi di progetti per il Recovery che riguardano le aree terremotate: risorse ulteriori per sostenere lo sviluppo di queste aree per tutto ciò che non è strettamente connesso alla ricostruzione».
Anche lo Svimez pone una questione Italia-Centrale.
«Ne siamo consapevoli, tanto più che l'Umbria è una di quelle regioni che da sviluppata è passata in transizione avendo perso negli ultimi dieci anni Pil, occupazione e competitività. Sono stati anni drammatici per l'Umbria dove stiamo gestendo tre crisi: a quella post-2008 mai superata, si sono sovrapposti il terremoto e la pandemia. Per questo ho più volte posto l'attenzione sulla questione Italia centrale ai tavoli regionali e nelle interlocuzioni che abbiamo avuto, non con l'attuale governo. Per la prima volta incontreremo il governo Draghi in una seduta della Conferenza Stato-Regioni dedicata al Recovery Plan, giovedì prossimo».
Avete già un programma da sottoporre?
«Abbiamo questioni da chiarire, a partire dal ruolo delle Regioni: non è stato detto se il loro deve essere di programmazione col governo o di semplici enti attuatori di progetti nazionali declinati a livello locale. Nelle missioni del Recovery Plan ci sono poi le materie che per la Costituzione sono di competenza delle Regioni: un altro punto su cui confrontarci».
Quale aspetto andrà sottolineato in quell'occasione?
«Nelle precedenti audizioni, ho sempre sottolineato che uno degli obiettivi sarà superare il divario territoriale Nord-Sud evidenziando il tema dell'Italia centrale. Se parliamo di grandi temi come le infrastrutture, vediamo che l'Umbria è priva di una linea ferroviaria di alta velocità, un divario che va colmato. Partendo, ad esempio, dal potenziamento della Orte-Falconara ma un altro tema è la digitalizzazione, indispensabile per collegare i piccoli borghi. C'è da colmare anche un divario interno tra aree metropolitane e rurali più disagiate e più lontane».
Il confronto sul Recovery Plan può essere davvero l'occasione per rilanciare l'idea della macroregione?
«Un'occasione interessante. Tutti dobbiamo avere una visione più ampia per stabilire progetti e sinergie più ampi. Penso, ad esempio, al lavoro che potrebbe essere svolto attraverso le università, i Centri ricerca e le imprese, per fare massa critica in Italia centrale che è stata molto penalizzata. Nella redazione dei nostri progetti Pnrr stiamo lavorando sui grandi temi e le missioni Ue ma anche per sviluppare start up, centri innovativi, il concetto delle filiere in tutti i settori, dall'industria al turismo».
Le risorse del Recovery si sovrappongono alla nuova programmazione Ue.
«Dobbiamo ragionare in modo sinergico Stato-Regioni-Enti locali pensando alla programmazione Ue 2021-2027 come a una forma di complementarietà col Pnrr. Così, anche ciò che non sarà possibile realizzare compiutamente ricorrendo al Recovery Plan potrebbe trovare attuazione tramite le politiche di coesione».
 

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