A Castel Viscardo installata al Parco del Pinaro una panchina bianca dedicata al grande Andrea Camilleri

A Castel Viscardo installata al Parco del Pinaro una panchina bianca dedicata al grande Andrea Camilleri
di M.R.
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Lunedì 3 Agosto 2020, 18:43
Il Parco del Pinaro di Castel Viscardo, comune dell'Orvietano, continua la sua metamorfosi, grazie alla spinta emotiva dei numerosissimi voti ottenuti nel primo step della corsa alla candidatura a Luogo del Cuore per il FAI e infatti, venerdì 31 luglio è stata installata una seconda panchina “a tema” quasi alla sommità del
parco. 

Non si tratta di un semplice restauro delle panchine esistenti, ma di un’opera più ampia iniziata già nel 2017 quando a cura della Pro Loco era stata installata una “panchina rossa”, simbolo della presa di posizione contro il femminicidio e contro ogni forna di violenza di genere. Stavolta vede la luce una panchina “letteraria”, realizzata dall’artista locale Valter Cecchitelli e dedicata alla figura dello scrittore e grande divulgatore di letteratura e cultura in generale Andrea Camilleri, scomparso un anno fa. 

Il punto panoramico in cui si trova la nuova panchina vuole suggerire al visitatore un suggestivo invito alla sosta, alla riflessione e soprattutto alla lettura. Non a caso l’installazione verrà a breve completata, corredando la panchina anche di un piccolo mobile contenitore dove chiunque potrà lasciare libri da condividere. Un’ulteriore iniziativa che interseca la bellezza paesaggistica con l’impegno che Castel Viscardo intende mantenere a lungo con il riconoscimento di “Città che Legge”.

Il Pinaro è la parte più alta della pineta di Castel Viscardo, situata al centro del paese come un grande cuore verde. Dopo aver percorso il dolce pendio della pineta (detta anche “Prato”), all’osservatore si apre una delle più belle viste sulla valle del fiume Paglia: un arco geografico che include tre regioni (Toscana, Lazio, Umbria) e ben 5 province (Terni, Viterbo, Grosseto, Siena e Perugia).

Il punto di vista del Pinaro elevato e privilegiato grazie alla larga ansa dello stesso fiume, consente allo sguardo di abbracciare, in un’ampia veduta da sud-ovest (a sinistra) verso nord est (a destra), un panorama che va dal confine viterbese dell’Altopiano dell’Alfina (ben disegnati i contorni del castello del borgo di Torre Alfina), alla larga vallata dominata dal paese di Allerona e oltre verso la zona detta delle “Crete” fino a Città della Pieve passando, al centro, per il verde intenso e incontaminato della Riserva di Monte Rufeno e Selva di Meana (ben visibili i ruderi dell’antico insediamento medievale).
Sullo sfondo le cime del sud ovest toscano a corona con al centro l’Amiata, dove è sita la stessa sorgente del fiume Paglia, a un’altitudine di circa 1000 mt s.l.m.

Ma il Pinaro è anche luogo del cuore per tutti i castellesi, la storia dei quali è strettamente legata a quella del parco, a partire dalla sua origine: i pini che lo costituiscono sono quelli piantati negli anni Cinquanta del Novecento dai bambini durante la Festa degli Alberi. Prima di essere una pineta, con annessi impianti sportivi, il parco, è stato per secoli il giardino privato del Castello, al quale i castellesi non potevano accedere se non in tempi stabiliti.

Nei secoli passati era coltivato, poi aperto al pubblico passeggio solo in alcuni periodi dell’anno (quando non c’erano le colture, la trebbiatura o il pascolo delle erbe estive), solitamente tra le due festività di Sant’Angelo («da S. Angelo di Maggio a S. Angelo di Settembre», ossia dall’8 maggio – apparizione – al 29 settembre – dedicazione – di ogni anno). Dopo essere entrato a far parte del patrimonio della Partecipanza Agraria (in seguito alla decennale causa per il riconoscimento degli usi civici) è stato, finalmente, liberalizzato all’accesso di tutti coloro che lo desiderano, divenendo nel tempo uno spazio di infinite sensazioni, da sempre amato dai castellesi e villeggianti; non c’è famiglia del paese che non conservi una foto ricordo in questo luogo, segno di spensieratezza e ritrovo estivo per eccellenza.

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