Castagner e la favola degli Imbattibili. Aneddoti e segreti del Perugia dei miracoli

La figurina del Perugia dei miracoli nell'album Panini
di Remo Gasperini
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Lunedì 20 Febbraio 2023, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 19:44

PERUGIA La storia del Perugia calcio, intendiamo quello dei miracoli, e la storia di Ilario Castagner sono un tutt’uno. Il marchio della “trimurti” composta dal tecnico, dal presidente Franco D’Attoma e dal direttore sportivo Silvano Ramaccioni è scritta infatti a caratteri cubitali ed impressa nella mente e nel cuore di chi l’ha vissuta e anche, tanto era grande, di chi l’ha sentita solo raccontare. Che il miracolo Perugia abbia avuto inizio con l’ingaggio del geometra Castagner non ci sono dubbi. E la nascita di questo miracolo meglio di tutti l’ha saputo raccontare Lanfranco Ponziani, artefice principale dell’arrivo di Ilario alla guida del Grifo nel 1974 con due stagioni di ritardo rispetto al primo tentativo. Un avvio tra non pochi problemi a cominciare dalla squadra allestita con finanze limitate e tanta fantasia a caccia di giocatori scartati dagli altri, ma motivati. Di più: sulle teste di tutti pendeva la spada di Damocle del processo sportivo (un ritornello che sarà spesso presente nel Perugia calcio) che avrebbe potuto ricacciare il Grifo in serie C. Ma l’aria del miracolo già avvolgeva la squadra di Castagner e le paure svanirono presto per lasciare il posto al cammino virtuoso verso il primo trionfo: con quelli che sembravano quattro ceci, ma furono trasformati in profumati tartufi, il cuoco Ilario confezionò il piatto chiamato serie A. Malizia, Frosio, Nappi, Amenta, Curi, Vannini formeranno il nucleo storico del miracolo, ma che dire del “compagno” Sollier, di Picella, Scarpa e della pattuglia umbra composta da Giubilei, Raffaelli, Sabatini? E’ con loro che mister Castagner, aiutato dal suo irrinunciabile vice Giampiero Molinari, ha cominciato a fare praticare il suo calcio totale dove tutti aiutano tutti senza risparmio. TRA I GRANDI Nel palcoscencio dei grandi il Perugia entra con la timidezza del puledrino (ci salveremo? si chiedono addetti ai lavori e tifosi) che cresce presto per poi irrompere sulla scena coma un cavallo di razza. C’è chiara, inequivocabile la mano di Ilario nel processo evolutivo che dopo l’anno della promozione infila tre campionati di serie A con finali di stagione nella parte sinistra della classifica. Ilario è bravo nel condurre la squadra anche nella massima serie ma anche la società fa il suo. Insomma l’aiuta ad essere se stesso, il che per un tecnico è il massimo. Uno dei segreti era la scelta degli uomini giusti con giovani promettenti come Novellino e “anziani” di prestigio come Agroppi (Aldo si inserì alla grande non solo, come si vantava lui, di indicare la strada per San Siro che nessuno conosceva in quel Perugia); un altro la politica verso i tifosi coinvolti completamente con l’azionariato popolare “Il Perugia è di tutti”; e ancora le idee, molte uscite dalla fertile mente di Gabriele Brustenghi, finalizzate a creare coesione nel gruppo per renderlo sempre più forte. FUORIGIOCO Una delle idee fu il giornale “Fuorigioco”, grande novità nel mondo del calcio, la cui redazione era composta dalla “squadra” nel suo complesso: tecnici, giocatori, mogli compresa la signora Liliana, la maestra che ha legato Ilario a Perugia per sempre. Tutti insieme attorno ad un tavolo, a fare pagelle sui giornalisti, intervistare personaggi, curare rubriche, proporre statistiche, commentare le spettacolari vignette di Pitorri e presentare le avversarie. Mentre Ramaccioni aveva il compito di commentare i risultati delle altre, a Ilario spettava quasi sempre l’apertura nella quale spiegava anche come avrebbe giocato la squadra, alla faccia della pretattica. Tanto le sue formazioni, salvo infortuni o squalifiche, si potevano mandare a memoria. Insomma, tra campo e fuori, una coesione totale che fu molto utile anche per rendere meno atroce la tragedia della morte del piccolo grande Renato Curi.

GLI IMBATTIBILI

Ecco, tutto questo, molto altro c’è stato dietro il miracolo chiamato imbattibilità.

La squadra guidata da Castagner era diventata sempre più simpatica, apprezzata e temuta. Costruito ogni anno sul concetto della dorsale portante: portiere, stopper, libero, mediano trequartista e centravanti, il Grifo di Ilario metteva in crisi tutte le grandi che nella maggior parte dei casi al Curi pagavano pegno. “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, e ancora “questa è l’università del calcio” recitavano gli slogan di Pian di Massiano. La stagione 1978-79 portò il Grifo ad un passo dallo scudetto che finì al Milan. Lo “sciopero” di Bagni nel match clou e soprattutto l’infortunio di Vannini incisero non poco, ma comunque quel Perugia, con zero sconfitte in 30 partite, fece aprire l’albo degli imbattibili cui finora si sono iscritte solo Milan (Capello 1991-92) e Juventus (Conte 2011-12). Certo, lo scudetto sarebbe stato il massimo, e quell’onest’uomo di Ilario nel libro “Il nostro calcio” scritto a quattro mani con Ramaccioni, ha amesso: «Nella mia carriera ha sempre rischiato, non ho rischiato invece nel finale del campionato 1978-79 quando eravamo secondi ad un solo punto dal Milan. Va bene che ci furono circostanze non felici come l’infortunio di Vannini, ma se avessi osato andare decisamente all’attacco contro il Catanzaro e lo stesso Milan non sarei caduto nel rimorso di non aver solo atteso la fortuna degli eventi confidando in un inciampo dei rossoneri, che alla fine non si è verificato». Applausi ad un uomo leale che il Perugia ha fatto bello anche in Europa nella Mitropa e nella coppa Uefa.

L’ALTRA STORIA

Il miracolo Perugia finì l’anno dopo con l’arrivo di Rossi e il calcio scommesse. E finì anche l’avventura di Castagner alla guida del Grifo. Alla non felice esperienza con la Lazio seguirono quelle al Milan (promozione dalla B alla A), Inter (terzo posto), Ascoli, Pescara, Pisa e ancora Perugia per rinfrescare due volte i suoi miracolosi interventi con la promozione dalla C alla B nel 1994-95 e dalla B alla A nel 1998. Gli altalenanti e burrascosi rapporti con Gaucci hanno chiuso definitivamente la sua carriera che tra tanti riconoscimenti è caratterizzata dal timbro del “Seminatore d’oro” assegnatogli nel 1979. Sì, Ilario Castagner, scomparso mentre il suo Grifo vinceva alla grande un derby, a Perugia ha proprio seminato l’oro che ancora riluce a decenni di distanza

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