PERUGIA - Per capire se l'esame di Luis Suarez a Perugia fu davvero una «farsa», un finta, scende in campo lo stesso campione e mezza Juventus. Di ieri e di oggi. Domani, infatti, inizia il processo che vede imputati l'ex rettrice dell'Università per stranieri Giuliana Grego Bolli, il direttore generale Simone Olivieri e la professoressa Stefania Spina, accusati a vario titolo di falso ideologico, rivelazione di segreto d'ufficio e falso materiale per l'esame con cui il calciatore uruguaiano (ex Barcellona e Atletico Madrid, ora attaccante al Gremio) ottenne la certificazione di lingua italiana, necessaria per avere la cittadinanza che gli avrebbe permesso di essere acquistato dalla Juventus.
Passaggi, messaggi, chat, interessamenti alle sorti del tesserino del bomber, infatti, hanno coinvolto a fine estate 2020 diversi protagonisti bianconeri, che adesso la procura diretta da Raffaele Cantone – titolare del fascicolo insieme ai sostituti Paolo Abbritti e Giampaolo Mocetti – vuole far ascoltare direttamente alla corte presieduta da Carla Maria Giangamboni (a latere, Lidia Brutti e Loretta Internò).
E mentre l'avvocato della Juventus Maria Cesarina Turco a luglio è stata prosciolta da tutte le accuse ed è tra i testi, proprio Paratici e il suo interessamento a Suarez potrebbero essere al centro di un'altra testimonianza di peso: l'ex ministro ai Trasporti Paola De Micheli. A lei, amica da tempo, chiese consigli l'ex direttore sportivo e De Micheli rigirò la richiesta di «notizie» sulla pratica per la cittadinanza di Suarez all'allora capo di gabinetto del ministero dell'Interno Bruno Frattasi, oggi prefetto di Roma. Entrambi sono nella lista testi presentata dalla procura e già sentiti dai magistrati su quegli scambi di messaggi dei primi di settembre di 3 anni fa.
Ma la procura – che ha coordinato le indagini della guardia di finanza, che per giorni, per un'altra inchiesta, ha ascoltato in diretta le conversazioni degli imputati - vuole andare ancora più a fondo e più indietro. Tanto da aver citato nella richiesta – come fatto pure da Falcinelli e Brunelli - anche il rettore dell'Università degli studi di Perugia Maurizio Oliviero, che per primo avvisò la Stranieri dell'interessamento del giocatore a svolgere l'esame a Perugia, nell'ottica di un gioco di squadra che facesse vincere la città.
Tra gli altri testimoni, poi alcuni dipendenti dell'ateneo, investigatori, studenti impegnati nello stesso esame di Suarez e anche il professore che lo tenne, Lorenzo Rocca, che ha patteggiato una pena a un anno. Ognuno di loro dovrebbe portare un pezzetto di verità per confermare o smentire la tesi dell'accusa, secondo cui quell'esame con il presunto aiutino avrebbe portato «vantaggi patrimoniali» alla Stranieri, con «il profitto derivante sia dal corrispettivo per l'iscrizione all'esame e per il corso on line di preparazione fornito al calciatore Suarez per un importo di 1.748 euro, nonché i vantaggi patrimoniali derivanti dalla prospettata attivazione di un rapporto convenzionale con la Juventus per future stabili collaborazioni nel settore della formazione linguistica di calciatori stranieri, anche del settore giovanile e dalla diffusione a livello internazionale dell'immagine dell'Ateneo, sui principali media nazionali ed esteri». Secondo la tesi della procura - che le difese hanno già ampiamente contestato, certe invece di poter dimostrare la correttezza dell'operato dei propri assistiti – Suarez avrebbe ricevuto «il file pdf contenente l'intero svolgimento della prova tenutasi poi il 17 settembre 2020» cinque giorni prima della prova a palazzina Valitutti. Ma per adesso, palla al centro. Si attende il fischio della corte.
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