La caserma dei carabinieri di via Radice
finisce nel mirino della Corte dei Conti

La caserma dei carabinieri di via Radice finisce nel mirino della Corte dei Conti
di Nicoletta Gigli
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Martedì 2 Marzo 2021, 10:53

TERNI L’espropriazione delle aree private su cui è sorta la caserma dei carabinieri di via Radice sarebbe stata caratterizzata da “plurime, macroscopiche illegittimità e ingiustificabili ritardi nell’azione amministrativa”. La vicenda, datata nel tempo, è finita nel mirino della procura regionale della corte della conti dell’Umbria, che ha fatto partire un procedimento per il danno erariale indiretto causato dalle somme corrisposte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in favore dei privati espropriati a titolo di risarcimento, interessi e rivalutazione. “Il dicastero, nel disporre per ben tre volte la proroga di efficacia dei termini per il compimento delle operazioni ablatorie, ha sempre omesso qualsivoglia contraddittorio con i privati espropriati” si legge nella relazione cui il procuratore regionale, Rosa Francaviglia, ha inaugurato l’anno giudiziario. L’annosa vicenda approdò prima di fronte al tribunale amministrativo regionale e poi al consiglio di Stato, che annullarono sia i decreti ministeriali di proroga che il decreto prefettizio di esproprio. “Dal 2001 la procedura espropriativa è degenerata in ipotesi di occupazione appropriativa, suscettibile di pieno ristoro per danni patrimoniali e non patrimoniali.

Non solo: nel tentativo di sanare frettolosamente la situazione che si era venuta a creare a seguito dell’annullamento dei provvedimenti amministrativi - sottolinea la magistratura contabile - con atto del 2004 l’amministrazione ha decretato l’acquisizione al patrimonio statale delle particelle occupate dalla caserma ormai ultimata”. Anche questo provvedimento è stato ritenuto nullo dal giudice amministrativo. Nel 2011 il consiglio di Stato ha ordinato di disporre la restituzione dei terreni ai proprietari, ipotesi ormai impraticabile, oppure di procedere con l’acquisizione sanante, come è poi avvenuto. “Dal 2011 - sottolinea il procuratore regionale - l’ottemperanza è intervenuta ad agosto 2015, con quattro anni di ingiustificabile ritardo, foriero di ulteriore danno pubblico”. Solo nel 2015 il provveditorato alle opere pubbliche di Firenze ha finalmente pronunciato l’acquisizione delle aree stesse in favore del demanio dello Stato, versando il saldo delle spettanze a chi all’epoca subì l’espropriazione.

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