Sigillo, vogliono vendere casa ma una parte appartiene a una donna di 125 anni. Eredità fantasma blocca tutto

Caos burocrazia per la vendita di una casa
di Fabio NUcci
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Venerdì 2 Giugno 2023, 11:00

Una casa bloccata da un’eredità fantasma o meglio mai formalizzata. Succede a tre clienti dell’avocatessa perugina Maria Stella Sepioni, le quali hanno ereditato una casa a Sigillo, ai piedi del Monte Cucco. Un’abitazione appartenuta al padre, scoprendo che un quarto dell’immobile è intestato a una parente, una signora nata nel 1898 nella località appenninica ma poi emigrata negli Stati Uniti.
È così partita una sorta di odissea per le tre comproprietarie, figlie del capostipite che poi si è trasferito a Bari, che vorrebbero vendere o ristrutturare l’immobile ma ogni operazione è impossibile a causa della quota che - come evidenziano sia la visura catastale sia la conservatoria - risulta intestata a una persona che oggi sarebbe ultracentenaria. «La signora, dopo che si è sposata (presumibilmente negli anni Venti, ndr) è emigrata negli Stati Uniti – racconta l’avvocato Sepioni – non interessandosi più dell’immobile del quale si sono sempre occupate le miei clienti che oltre alle spese di manutenzione ordinaria hanno sempre versato anche le relative imposte».
Al tribunale civile di Perugia, quindi, il legale ha chiesto di procedere con l’usucapione per acquisire la piena proprietà della casa. «Le tre proprietarie non riescono a fare alcuna operazione sull’immobile perché c’è sempre una quota intestata a una persona non più in vita che oggi avrebbe 125 anni», osserva l’avvocato Sepioni. «Avendo necessità di eseguire dei lavori straordinari o di vendere l’immobile – spiega il legale – hanno deciso di acquisire la quota di eredità ai sensi dell’articolo 1158 del codice civile per usucapione, avendo il padre avuto il possesso continuo ed ininterrotto dell’abitazione per oltre venti anni».
Per notificare l’atto di citazione per usucapione alla signora Amedea, ai suoi eredi o aventi causa l’avvocato ha quindi dovuto chiedere al Tribunale di Perugia l’autorizzazione della notifica dell’atto per pubblici proclami. Il Giudice ha autorizzato e ordinato la “notifica” dell’atto di citazione sulla Gazzetta ufficiale oltre che la pubblicazione sul sito del Tribunale e su un quotidiano locale. «Se ci fossero dei parenti della signora Amedea in America e in teoria fossero interessati a questa piccola quota della casa, potrebbero rivendicare il loro diritto», evidenzia il legale. «Ma al momento non si ha alcuna notizia né di possibili eredi della signora o di altri eventuali aventi causa».
Un caso giuridico particolare e per certi aspetti “un caso scuola”, ma non così inusuale, specie in Umbria. «La notifica per pubblici proclami non è così frequente e quasi nessuno vi ricorre anche se c’è un articolo del codice civile che la prevede – spiega l’avvocato Maria Stella Sepioni - o quando ci sono tanti soggetti o quando gli aventi causa non sono individuabili, come in questo caso.

Confrontandomi con alcuni colleghi, tuttavia, è emerso che in passato in molti piccoli paesi e borghi dell’Umbria (vedi Pietralunga, ad esempio) tale problematica era molto frequente». Località dalle quali, come nel caso della signora Amedea, molti uomini e donne sono partiti verso il Nord e il Sud America in cerca di miglior fortuna. In tanti casi lasciando la casa, o una quota di essa che magari era in comproprietà con altri fratelli o sorelle: quote di immobili rimaste intestate a persone nate come nel caso in questione a fine Ottocento e per le quali nessuna successione è mai stata perfezionata.

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