Scatta il bavaglio
alle campane rumorose

La chiesa di Santa Maria della Speranza di Olmo
di Luca Benedetti
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Lunedì 19 Agosto 2013, 22:32 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 09:58
PERUGIA - La guerra non finita, ma l’intervento dell’Arpa ha avuto il potere dei caschi blu dell’Onu che si mettono in mezzo alle fazioni in lotta. Oddio, quella delle campane una gustosa guerra di paese sul filo dei decibel, ma alla fine una tregua, magari difficile da far reggere, arrivata.

Le campane della chiesa di Santa Maria della Speranza, a Olmo, suonano con il bavaglio. Lo ha deciso il parroco, don Fabio Quaresima, che ha tagliato gli scampanii domenicali. Quelli che mandavano su tutte le furie, da qualche mese, un gruppo di residenti che hanno innescato la battaglia a colpi di carte bollate.

Gli anti campana sono capeggiati da una signora gentile, ma battagliera. Tanto che non appena la chiesa di strada Olmo Valle, ha messo in piedi il nuovo sistema dello scampanio, ha subito drizzato le orecchie. Arrivando a contare il disturbo a colpi di decibel che rimbalza, dallo scorso anno, dalla chiesa alle case vicine.

Ventisette tra scampanate e ore battute durante un normale giorno della settimana e, addirittura, trentasei la domenica. Un picco di decibel ritenuto a esagerato. Anche perché, finché l’Arpa non è entrata in azione e don Fabio Quaresima, il parroco, ha ritarato i rintocchi, c’era chi si rovinava anche il dì di festa. «Ora va meglio- dicono i contras- vedremo se basta». Segnale inequivocabile che la tregua regge sul filo. Del rintocco, ma sempre filo è. Già il fatto di ammettere che la sordina è stata messa, significa che un passo avanti è stato fatto. Cioè che a Olmo, intorno a quelle campane, si respira meno tensione.

La battaglia delle campane è durata mesi. Avvisi, lettere, mezze parole. Fino a che non è partito l’esposto per il Comune. Destinazione l’ufficio ambiente e protezione civile. A palazzo dei Priori hanno letto, hanno preso carta e penna ed hanno risposto più o meno così: «Cara signora, noi non possiamo intervenire per stabilire la tollerabilità del rumore, dobbiamo far intervenire l’Arpa». E così è stato.

Almeno tre giorni di verifiche con gli strumenti piazzati nella casa della signora che è diventata la nemica della campane. Verifiche sui decibel, gli orari, gli eventuali sforamenti.

Il conteggio è complesso, ci sono modelli matematici da elaborare e da confrontare con leggi e zonizzazioni acustiche. E così hanno fatto i tecnici dell’Arpa. Che da una decina di giorni fa hanno mandato la loro relazione in Comune. Le indiscrezioni si rincorrono e raccontano che, a parte delle esagerazioni domenicali, l’Arpa non avrebbe trovato una situazione pesante. Insomma, va messo a regime soltanto lo scampanio domenicale. Come ha fatto don Fabio Quaresima. Che ha detto, però, di non conoscere ancora il provvedimento tecnico. Che, in realtà, gli uffici comunali ancora non hanno preso. Potrebbe essere questione di giorni. Le ferie, il Ferragosto di mezzo e il trasferimento dell’ufficio Archivio, possono aver rallentato la pratica. Ma, dopotutto, per arrivare alla soluzione basta leggere la relazione dell’Arpa e adeguarsi a tirar giù un’ordinanza che mette nero su bianco quello che gli strumenti hanno sentito. Almeno, in genere, se il riscontro è positivo, funziona così. E per le campane di Olmo, anche se in minima parte, qualche valore anomalo sarebbe stato infilato. Ma il buon senso ha battuto la burocrazia.



Il passo indietro è d’obbligo. Per ricordare che per mesi è andato avanti il braccio di ferro. «Le campane non ci fanno dormire e ci negano il riposo domenicale».

E giù, con calcolatrice e orologio, a controllare ogni volta che le campane del grande campanile diventano orologio e battono le ore e le mezz’ore, e poi quando tornano al loro lavoro principale richiamando i fedeli alla messa. Due volte al giorno, durante la settimana, con la razione domenicale da far venire, a sentire i contrari, i capelli dritti. Scampanate per richiamare i fedeli e per annunciare la fine della funzione religiosa. Tre minuti per volta. Tre minuti durissimi per chi aspettava la domenica per un riposo dopo una settimana di lavoro. Tre minuti che per la Chiesa perugina non creavano, però, il disturbo segnalato.

«No, guardi. È tutto a posto». Le rassicurazioni della Curia sono arrivate anche con la firma del vicario dell’arcivescovo, ma non hanno cambiato la partita. Andata avanti fino a che uno dei giocatori non ha deciso di cambiare le carte in tavola.

Ma intanto c’era stato l’esposto e l’Arpa che ha effettuato il controllo. E il parroco che ha spiazzato tutti con l’ultimo click sull’interruttore riducendo a un solo minuto lo scampaio extra domenicale. Servirà per una tregua duratura?

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