Cacciatore minaccia di sparare alla badante, i giudici gli ridanno il fucile sequestrato

La sede del Tar dell'Umbria
di Egle Priolo
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Giovedì 25 Agosto 2022, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 07:58

PERUGIA - Ha minacciato la badante, promettendole che le avrebbe sparato se avesse chiesto soldi. Abbastanza perché gli venisse sequestrato il fucile, che però il Tar gli ha restituito con tanto di condanna al ministero dell'Interno.
Una storia particolare, finita con la sentenza appena pubblicata dal tribunale amministrativo regionale che racconta della battaglia legale che l'uomo ha intentato dopo la decisione della prefettura di togliergli le armi da casa. Tutto è nato con la denuncia della badante dell'anziana madre che, dopo una violenta lite con l'uomo, ha raccontato di come il figlio della sua assistita l'avesse minacciata «dicendole – riassumono i giudici amministrativi - “che non doveva avanzare pretese e che non avrebbe esitato a sparargli”». Una denuncia, aggiunta ad altri problemi giudiziari, che sono costati all'uomo l'addio al suo fucile, perché non considerato «affidabile alla detenzione delle armi in suo possesso», non offrendo «le dovute garanzie di non abusare delle stesse».

Una decisione del prefetto contro cui l'uomo, cacciatore, assistito dall'avvocato Emilio Mattei, ha fatto ricorso al Tar, sostenendone l'illegittimità, parlando di eccesso di potere e varie violazioni. Il ministero dell'Interno si è costituito chiedendo il rigetto del ricorso, che però non è stato accolto. Il tribunale amministrativo, infatti, si è espresso ritenendo «insufficiente» la motivazione del provvedimento di divieto di detenzione armi e munizioni. I giudici hanno anche sottolineato l'esigenza di «situazioni di acclarata conflittualità» per il ritiro del fucile, di cui invece «non è fatto alcun riferimento nel gravato provvedimento». Da qui, l'accoglimento del ricorso e la condanna al ministero al pagamento di 1.500 euro di spese in favore del cacciatore.

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