C’è un “ponte Morandi" anche a Narni: in buone condizioni ma serve un milione di euro per le manutenzioni

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Sabato 1 Agosto 2020, 12:48
Il ponte è in complessivamente in buone condizioni ma necessita almeno di un milione di euro di manutenzione perchè possa mantenercisi. Subito. Un ponte necessario perchè mette in comunicazione la grande zona industriale di Nera Montoro con il Raccordo Terni - Orte. Quell’opera è lì a ricordare che anche per la loro costruzione, si va a mode. E la moda la dettava a metà degli anni Settanta l’ingegner Morandi, l’ingegnere di Genova, che aveva pure brevettato la tecnica “strallata”. Eccolo, insomma, il “ponte di Brooklyn”, come veniva chiamato un tempo, oggi di proprietà di una società che fa parte della galassia dell’imprenditore ternano Stefano Neri. Dice Giorgio Maurini, ingegnere: “Abbiamo fatto il collaudo solo pochissimo tempo fa e il ponte non denota ad oggi problemi strutturali. Ma nella relazione ho indicato che tra due anni se ne dovrà fare un’altra di ispezione, per verificarne la sostenibilità”. Perchè i ferri delle gabbie inevitabilmente sono venuti alla luce e la loro ossidazione è poco raccomandabile. Insomma bene, ma potrebbe peggiorare repentinamente come moltissimi suoi “colleghi” in tutt’Italia costruiti con una tecnica che segna qualche criticità. Il ponte sul Nera ha però un difetto in più, anzi due: è poco in vista, quindi si tende a dimenticarlo, ed è molto sollecitato perchè vi passano i “bisonti della strada” che vengono dall’Alcantara, dalla ex Covestro e dalle tante industrie della zona. E si parla di carichi di tonnellate. Comunque la regione lo ha inserito in una lista di manufatti “attenzionati”, ai quali prestare la massima cura. Manca, però, il milione di euro, per fugare qualsiasi incertezza. Quel ponte era stato realizzato nel 1975 dal Gruppo Enichem al momento dell'insediamento delle aziende Itres ed Iganto in località Piani di Montoro, su progetto dell'ingegner Gilberto Collina di Forlì ed era una sorta di abbellimento di un’area, che la società chimica pubblica voleva qualificare: infatti contestualmente vi costruì pure una casa ad alimentazione fotovoltaica, la prima in Italia. Poi l’Enichem sparì e con lei tante buone intenzioni. E sparì pure che avrebbe dovuto fare una costante manutenzione, che in quasi mezzo secolo non si è mai appalesata. Giorgio Maurini sostiene, dati di fatto alla mano, che la “forza” di quel ponte non è peggiorata in tutti questi anni ma il progressivo affiorare delle gabbie di ferro non farà bene per niente alla struttura.
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