Come nelle migliori tradizioni italiche, la riffa degli acciacchi risulta equamente distribuita tra favorevoli e contrari. Tra i primi c’è chi è stato minacciato da forme definitive di ernia del disco durante il tiro alla fune, mentre strappi inguinali, scrotali e occasioni di essere trafitti sono i pericoli lamentati nell’area del giavellotto, senza dimenticare polmoniti, raucedini e bronchiti per l’esposizione alle piovose espansioni. L’aitante Braccio invece, s’è scapicollato inciampando nell’armatura archiviando per sempre il concetto di corazza. Per non farsi mancare niente, il Comune è riuscito nell’autoflagellazione per una foto inutilmente taroccata in cui piazza Matteotti diventa Time Square invasa dai lillipuziani furiosi.
Feriti, ma felici da una parte, dall’altra i contrari al bizzarro agone braccesco, sono minacciati da versamenti di bile, consumi insoliti del fegato e magoni vari, per non essere riusciti a convincere i loro nonpiùelettori della farfullaggine della rievocazione. Quelli del Pd poi, il Partito distante e da tempo a corto di argomenti, hanno caricato Braccio come tema d’opposizione e rischiano perciò l’orchite pensierosa. Tranquilli, una rievocazione è solo una rievocazione. Quindi, anche senza un ordine dell’Oms, sarebbe il caso di disinnescare il furore dibattimentale sulle calzamaglie e le alabarde perché inutile alla città e dannoso alla salute. I vecchietti dei cantieri tornino a occuparsi delle buche e delle loro magnifiche pensioni, quelli del Pd di politica, i rosiconi di ittero. Meglio concentrarsi su Perugia 2016 e i suoi problemi. Lasciando da parte le spade, gli insulti, gli sproloqui e gli sputi. Limitandosi a un solo tipo di morsi. Quelli della fame.
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