Buddy Guy, ritorno da rockstar a Umbria jazz

Buddy Guy, gran ritorno a Umbria jazz
di Michele Bellucci e Fabio Nucci
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Martedì 12 Luglio 2016, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 01:36

PERUGIA - Dopo coriandoli e falsetto, Umbria Jazz torna Uj con la prima delle due serate a tema, quella dedicata al blues (l'altra, venerdì, la funk night). E lo fa con un'accoppiata insolita quanto azzeccata, la songwriter Ruthie Foster e la leggenda Buddy Guy. Atmosfera elettrica anche nel backstage dove si presenta l'atteso sassofonista Kamasi Washington, on stage martedì dopo il trio Scofield, Mehldau, Guiliana. L'apertura è di quelle in grado di scaldare davvero, non la pelle (già bollente visto il clima) quanto il cuore del pubblico, di sincronizzarlo sul giusto ritmo con eleganza e anima. Chitarra alla Tracy Chapman e tutta la lezione di Mavis Staples nelle corde. Il pubblico aspetta la leggenda Buddy ma apprezza e applaude. Ruthie una sorpresa per molti. Poi inizia un concerto che, se si trattasse di un film, sarebbe senz'altro un colossal. Un lungo omaggio a tanti miti della sei corde, a partire da Dee, Clapton, Lee Hocker, J.J. Cale, B.B. King, ma anche un omaggio allo stesso inimitabile stile che ha reso lui stesso un'icona del blues. Buddy Guy è in piena forma e per una notte ha trasformato Uj nel punto caldo della musica nera, accompagnando il pubblico fuori dal tempo e facendo dubitare che Mr. Guy sia davvero alla soglia degli 80. A volte gli basta volare su scale dal suono acido per mostrare che è ancora lui al 100%, altre è sufficiente una mano appoggiata su quella singola nota vibrante, altre ancora si limita a congelare il brano, la band e l'intera Arena con un semplice sussurro nel microfono. È Buddy al 100% anche quando sfrega le corde della Fender contro la sua camicia, giocando coi suoni e con il respiro sospeso del suo pubblico dondolante. È facile immaginare l'entusiasmo dei più quando decide di iniziare un solo sul palco per poi scivolare nel backstage e spuntare in platea, per finirlo circondato da decine di fan urlanti; meno entusiasti quelli seduti nel primo settore, dato che a quel punto in tanti hanno deciso di adorare la leggenda vivente accalcati davanti allo stage. Ma lo spettacolo è solo a metà. È toccante quando porta sul palco il 17enne Quinn Sullivan con cui suona Skin Deep, diventato un inno contro il razzismo: "In America siamo vivendo un momento difficile ma io dico, anche se noi non vi piacciamo vi amo lo stesso". Poi chiede il parere del pubblico sul suo pupillo lasciandogli la scena. Il cuore di Buddy conquista tutti. Per Uj uno dei capitoli più belli.

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