Strage di Bologna, l'ultimo accusato nascosto a Foligno per 4 anni. Un nome falso e il mistero della valigetta

Strage di Bologna, l'ultimo accusato nascosto a Foligno per 4 anni. Un nome falso e il mistero della valigetta
di Luca Benedetti Giovanni Camirri
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Domenica 2 Agosto 2020, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 17:41

FOLIGNO - Un covo freddo. Un luogo sicuro, dove qualcuno lo presentò ad amici che potevano essere fidati, ma soprattutto ignari, della reale identità di quel brasiliano con la passione per il volo che si faceva chiamare Roberto Da Silva, arrivato a Foligno per prendere il brevetto da pilota.
In realtà, Roberto da Silva era il Paolo Bellini, neofascista, che a fine maggio scorso, la Procura generale di Bologna ha chiesto di processare nell’ambito dell’ultima inchiesta sui mandanti della strage alla stazione. Sono passati 40 anni dal 2 agosto 1980, 85 morti e oltre duecento feriti. Anche l’Umbria pagò il suo tributo di sangue con la morte del giovane ternano, Sergio Secci.
IN CITTÀ
Paolo Bellini, nato a Reggio Emilia, 67 anni, accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage (lui si difende negando), è passato per Foligno stabilendosi in città per quattro anni: dal 1977 al 1981. Lo raccontano i giornali dell’epoca che ripercorrono le imprese nere del neofascista reggiano. Per le coperture date a Bellini-Da Silva proprio a Reggio Emilia, finirono in carcere due preti, una suora laica e un colonnello. E fu un prete, dopo l’arresto di Bellini all’epoca accusato di un tentato omicidio, che si presentò all’albergo la Nunziatella, in pieno centro, per prendere in consegna una valigetta dell’uomo di Avanguardia Nazionale. Dentro c’erano solo i documenti del brevetto di volo come raccontano gli elementi investigativi raccolti dalle forze dell’ordine, carabinieri in testa? O c’era altro? Bellini-Da Silva, a Foligno c’è ma si vede poco. Riceve in albergo tante telefonate e si assenta per lunghi periodi. Per andare all’estero. Sembra anche in Svizzera.
GLI AMICI
Stringe amicizie con un avvocato indicato come “missino”, ma non noto in città per l’impegno politico. Un’amicizia che avrebbe portato Bellini-Da Silva ad ospitarlo in Brasile. Quel professionista sapeva chi aveva da davanti? O reggeva la storia del figlio senza padre adottato da italiani espatriati in Brasile dove aveva una fattoria con tanto di bestiame? Le cronache del 1982 raccontano che Bellini-Da Silva finì a processo per un tentato omicidio. E a Reggio Emilia sfilarono anche testimoni folignati. L’ex parlamentare dell’Msi Stefano Menicacci che aveva conosciuto Bellini–Da Silva. Ma come? Menicacci raccontò che Da Silva gli fu presentato da un collega, l’ex senatore Antonio Cresimini, imprenditore che in Brasile possedeva piantagioni di caffè. Cremisini, disse Menicacci, chiese un aiuto per la sistemazione di Da Silva– Bellini (fu scelta la Nunziatella in quanto albergo che non costava molto) perché doveva prendere il brevetto di volo. E Bellini–Da Silva il brevetto lo prese realmente: quello di primo grado il 20 dicembre del 1977 e quello di secondo grado il 4 maggio dell’anno dopo. L’iscrizione alla scuola di volo folignate è del 25 giugno del 1977 e l’avrebbe consigliata, addirittur,a l’ambasciata brasiliana a Roma.
I TESTIMONI
A testimoniare al processo contro Bellini non più Da Silva, al tribunale di Reggio Emilia, fu chiamato anche l’allora sindaco di Foligno, Giorgio Raggi (Pci) per capire come gli uffici comunali non si fossero accorti della falsa identità del neofascista con passaporto brasiliano. Indagini anche a Perugia dove vennero fatti accertamenti sul porto d’armi concesso a Bellini-Da Silva. Bellini a Foligno era Roberto Da Silvia, vero passaporto brasiliano per la copertura del neofascista di Avanguardia Nazionale, ma nome fasullo. Nella scheda di Bellini-Da Silva, ci sarebbe anche un passato di ricettatore di opere d’arte rubate e di suggeritore della strategia terroristica- mafiosa di attacco ai monumenti per le bombe di Cosa Nostra nel 1993. In quell’occasione a Milano, in via Palestro, morì, il 27 luglio, il vigile del fuoco ternano Stefano Picerno. L’Umbria che piange ancora per le stragi incrocia la vita e le imprese di Paolo Bellini.
I SOLDI
Bellini scappa all’estero nel 1976 e diventa Roberto Da Silvia, grazie a un passaporto autentico, con false generalità, ottenuto dal regimi militare del paese sudamericano. Il suo nome è abbinato alla strage di Bologna già il 7 agosto del 1980. C’è un video di un turista che riporta al suo volto. Nella vecchia istruttoria Bellini venne assolto. Adesso viene indicato come il quinto autore materiale nella ricostruzione in cui è ipotizzata, per la strage, la regia di Licio Gelli e della P2.

Gli accertamenti umbri sulla sua permanenza a Foligno lo avevano inchiodato come elemento scaltro, che non parla volentieri di sé e che dimostra di avere ampie disponibilità finanziarie. E una valigetta di misteri prelevata da un prete in una stanza della Nunziatella.

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