Blind, terzo a X Factor e Disco d'oro:
«Il nome del mio quartiere ce l'ho
tatuato in testa». E "il Ponte" replica

Blind, terzo a X Factor e Disco d'oro: «Il nome del mio quartiere ce l'ho tatuato in testa». E "il Ponte" replica
di Michele Bellucci
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Sabato 12 Dicembre 2020, 11:06 - Ultimo aggiornamento: 14:53

PERUGIA - È Franco Popi Rujan, meglio noto come Blind, l’artista perugino che è salito sul podio dell’edizione 2020 del popolare talent show X Factor: «Sono così felice che non riesco a descrivere l’emozione». Si rende conto di aver fatto qualcosa di grande e il traguardo raggiunto è stato reso ancor più luccicante dai numeri: Disco d’oro per il singolo Cuore nero (nessuno dei concorrenti aveva mai ottenuto un simile risultato prima che il talent show finisse, ndr) e oltre 8 milioni di ascolti in meno di 24 ore registrati dal suo primo EP, uscito ieri. Una popolarità quasi improvvisa che ha reso il ventenne perugino uno degli artisti più amati e seguiti sui Social network.

Blind, come sta vivendo questo momento?
È un sogno che ho sempre avuto ed è difficile rendersi conto che ora si è trasformato in realtà. Ovviamente sono stra-felice che sia successo, l’idea di aver vinto un Disco d’oro e di tutti gli stream che sta registrando l’album è a dir poco incredibile.

Dai suoi post emerge la voglia di condividere tali risultati con tutti quelli che la seguono…
Assolutamente sì. Io non ho mai avuto un idolo da piccolo e ora ricever tanti video di stima da ragazzi giovanissimi e da famiglie che mi ringraziano per i messaggi che do con la mia musica è commovente. Mi sento di voler condividere la mia gioia con ognuno di coloro che mi ha ascoltato e con chi ha voglia di comprendere ciò che canto.

Ci sta riuscendo?
Ce la sto mettendo tutta! Stamattina, dopo una notte con appena 2 ore di sonno, mi sono ritrovato a fare interviste e sembravo un panda dalle borse che avevo intorno agli occhi. Però tengo duro!

Chi è che vuol ringraziare prima di tutti?
Gli amici che ho avuto a fianco sin dal primo momento. Due di loro stanno con me anche in questo momento, sono venuti a vedere la finale a Milano e ci torneranno anche quando mi trasferirò a gennaio. In realtà sono stati loro i primi a ringraziare me però io ho fatto altrettanto! Il mio team è la mia forza.

Quindi lascerà l’Umbria?
Beh, a gennaio tornerò qui a Milano per qualche mese, poi vedremo. Di certo adesso non vedo l’ora di rientrare a casa.

In quella Ponte San Giovanni che ha definito “un postaccio”?
Io ho tatuato in testa “Bridge” proprio per omaggiare Ponte San Giovanni. Il mio messaggio non è stato compreso da quanti hanno polemizzato sulle parole che ho detto. Questo mi dispiace, anche per i ragazzi del quartiere che invece sanno quanto io ci sia legato.

In realtà a Ponte San Giovanni c’è l'idea di darle un riconoscimento, in quanto un ragazzo del posto che ha dato un bell'esempio credendo nel suo sogno…
Questa cosa mi mette serenità, mi fa sentire ancora meglio. Del resto sono impaziente di tornare, anche durante la finale del programma ero sciolto perché sapevo che finita la puntata sarei tornato libero. Vedrò la mia famiglia e i miei amici, fremo per farlo!

E ora cosa pensa che succederà?
Il messaggio che ho cercato di trasmettere fin dall’inizio è stato quello di voler rimanere me stesso. Con questi numeri un ragazzo di 20 anni potrebbe uscire di testa, invece desidero restare il Franco di sempre. Ora sto cercando di pianificare il mio percorso e l’intenzione è pubblicare un nuovo disco già prima dell’estate.

MUSICA E TATTOO
Intanto al The Bridge Tattoo Club di Ponte San Giovanni attendono con trepidazione di riabbracciare Blind. Sono Matteo Gubbini, Giacomo Vialpando, Giulio Orsini, Andrea Scardamaglia e Gigi Russo gli autori dei tatuaggi che decorano il corpo del giovane artista e artefici della sua immagine.

Opere realizzate gratuitamente perché «abbiamo sempre creduto in quel ragazzo - spiegano - per noi è stato come un cucciolo. Un ragazzo bravo ed educato, che ama lavorare e soprattutto che crede fortemente nella sua musica. È bello vedere come sia diventato un faro per altri ragazzi come lui». Con emozione raccontano che quando tre anni aprirono l’attività a Ponte San Giovanni, Franco era «un ragazzino che passava i pomeriggi a bighellonare con gli altri coetanei» ma che allo stesso tempo era evidente «il suo credere davvero in quel che voleva raggiungere, ovvero uscire dalla pesante situazione in cui si trovava». Quella al The Bridge è stata una delle prime chiamate che Blind ha fatto dopo l’annuncio del Disco d’oro, a conferma che quel gruppo di artisti del tattoo che hanno disegnato sulla sua pelle senza chiedergli di pagare è parte della grande famiglia che il giovane artista sente di avere alle spalle: «È stato emozionante vedere il video della sua presentazione a X Factor con indosso una camicia che gli ho regalato io - ammette il proprietario dello Tattoo Club - perché mi ha ricordato quando è venuto qui per la prima volta con le scarpe rotte. Quando sulla pagina Facebook di X Factor qualcuno ha polemizzato perché un ragazzo di 20 anni non può avere tutti quei tatuaggi senza avere un soldo, mi sono sentito di rispondere che è stato tatuato da tutti gli artisti che lavorano qui nei loro momenti liberi. Non sapevamo certo che sarebbe arrivato nel giro di poco tempo a un pubblico così grande, per noi è il Franco di prima e siamo tutti super-felici che abbia ottenuto quel che voleva».

I RAGAZZI “DEL PONTE”
È al vaglio dell’assessore comunale alle politiche sociali Edi Cicchi l’ipotesi di dare pubblicamente un riconoscimento a Franco Popi Rujan quando rientrerà a Ponte San Giovanni. L’idea è partita dal gruppo di ragazzi che, ormai da circa 17 anni, promuovono molte delle attività culturali giovanili che si svolgono nel quartiere, legati a realtà come I freghi del Ponte, Al Ponte Festival e Fuori dalle scatole: «per noi si tratta di un ragazzo del posto che ha dato un bell'esempio - spiegano - dimostrando che se si crede davvero in ciò che si sogna di fare e ci si impegna per arrivarci… tutto è possibile. In questo quartiere è lunghissima la lista di situazioni che favoriscono l’aggregazione dei giovani e il loro trovare una strada, a partire dalle associazioni che hanno un ruolo sociale importantissimo». Così ricordano quando nel 2014 al centro giovanile si organizzarono i primi corsi per imparare l’arte del rap, ma anche il “leggendario” corso da Producer tenuto da un ragazzo nato dal Bronx di New York ma di origini ponteggiane, Matthew. In molti hanno sentito parlare per la prima volta di bit, depth e sample rate proprio in quell’occasione e negli anni successivi sono state varie le iniziative dedicate ad aspiranti dj, ballerini di break dance e writer. «E' questo che piace di più a questa generazione - spiegano - quindi è normale che vedere il loro amico e concittadino Blind aver raggiunto un simile traguardo li rende tutti fieri di lui».

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