L'appello di Flaminio Monteleone:
«Basta con le chat dell'odio
denunciate subito i cyberbulli»

L'appello di Flaminio Monteleone: «Basta con le chat dell'odio denunciate subito i cyberbulli»
di Corso Viola di Campalto
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Lunedì 25 Novembre 2019, 17:42 - Ultimo aggiornamento: 20:59
TERNI «Ragazzi, voi non sapete quando odio e quanta cattiveria ci sono nelle chat che devo leggere durante il mio lavoro di sostituto procuratore della Repubblica al tribunale dei minori». Quasi quattrocento gli studenti liceali ternani che ieri mattina all'auditorium di palazzo Gazzoli durante il convegno, organizzato dai club Lions di Terni e moderato dal presidente di Terni Host Carlo Viola, sul fenomeno del cyberbullismo, hanno ascoltato con la massima attenzione le parole del magistrato Flaminio Monteleone. Uno studio dell'Istat ha rivelato che in Italia un adolescente ogni due è vittima di bullismo e che l'età maggiormente a rischio è quella tra gli 11 e i 17 anni. E il magistrato Monteleone da anni è in prima linea in Procura e tra i banchi degli istituti quando va a parlare direttamente ai ragazzi. Il giudice ha raccontato loro le storie in cui si è imbattuto negli ultimi anni. Racconti duri come le pietre, con i quali ha dipinto uno scenario a tinte fortissime: quello della violenza verbale verso chi considerato diverso: dal disabile allo straniero, dal ragazzo omosessuale al giovane malato. Ma anche contro chi non segue le mode del momento o viene insultato e deriso solo perché ha dei bei voti. Oltre le ingiurie soprattutto l'esclusione.
Monteleone ha raccontato storie vere, accadute durante gli ultimi anni del suo lavoro, vergate sui fascioli nei quali sono stati indagati decine di giovani umbri per reati odiosi legati spesso al Cyberbullismo : «Purtroppo ci troviamo di fronte a un problema sempre più grave - continua Monteleone - chat create solo per deridere il compagno, ma che contengono sempre più spesso immagini pedopornografiche. Altre che inneggiano addirittura al terrorismo islamico con persone sgozzate. Ho seguito un caso dove una ragazzina di 11 anni è stata costretta da altri due ragazzi poco più grandi di lei a fare sesso, in presenza di un altro minorenne che filmava la scena. Immagini che sono state poi diffuse con le chat di Whatsapp. Ho visto mettere cento like su un filmato che vedeva protagonista un ragazzino disabile portato al guinzaglio fino a che lui non se l'è fatta sotto dalla paura e poi disabili derisi e annichiliti con frasi del tipo sparati, sei un essere inutile».
Ma il magistrato racconta anche che c'è anche una strada che porta i cyberbulli a comprendere come si siano comportati in modo criminale. Come quella che hanno percorso tre liceali umbri che avevano addirittura creato un blog per deridere giornalmente un ragazzo disabile che frequentava la loro stessa loro classe, con più di cento persone che mettevano il loro like. Ogni giorno hanno postato una foto del loro sfortunato compagno, deridendolo con post allucinanti, un professore se ne è accorto d è andato in questura per denunciarli. Le indagini e la denuncia dei tre che sono finti davanti al magistrato perugino, che ha indicato loro due percorsi, la messa in prova in un centro per disabili per sei mesi o quello che li avrebbe portati davanti al tribunale di minori. Hanno acettato la prima via che è stata compresa ed incentivata anche dai genitori del disabile: dopo il periodo di prova i tre ragazzi stanno ancora frequentano il centro, perché hanno cambiato la prospettiva della loro vita».
Poi, Monteleone ha toccato un altro fenomeno diffuso nei licei ternani: quello del sexting. Secondo una recente ricerca della Polizia, che ha coinvolto 6.500 ragazzi tra i 13 e i 18 anni, il 24% di loro ha scambiato almeno una volta immagini intime con il partner via chat o social. Tra questi, il 15% ha subito la condivisione con terzi, senza consenso, di questo materiale. Il motivo più frequente, riportato dalle vittime? Un banale scherzo (49%), a dimostrazione di quanto possano essere sottovalutate le reali conseguenze di tale diffusione. Tra le altre motivazioni, il ricatto (11%) o la vendetta (7%): il revenge porn, pure presente, viene surclassato dalla leggerezza e dalla goliardia ma gli effetti sono drammaticamente gli stessi: «Dovete sapere - dice Monteleone - che se scambiate immagini con la vostra fidanzata incorrete sempre nel reato di produzione e divulgazione di materiale pedopornografico, come è punibile anche chi detiene nel telefonino le foto inviate magari nelle chat tra amici: ragazzi è inutile che cancellate noi quelle foto le troveremo e sarete comunque perseguibili». L'invito finale è quello di non rimanere in silenzio ma denunciare tutti i casi di cyberbullismo il prima possibile: «Per spezzare - conclude - una catena che può provocare gravissimi danni per la vittima».
Un invito a cambiare impostazione e prospettiva anche dal vice questore Luca Sarcoli che ha invitato i ragazzi a usare l'iphone per denunciare i casi di bullismo grazie all'App della polizia Youpol: «Ancora è poco conosciuta questa App tra voi ragazzi - dice Sarcoli - ma basta scaricarla e si possono inviare filmati e segnalazioni, nell'ultimo anno ce ne sono già state cinque per casi di bullismo e ben 100 per lo spaccio tra i giovani; bisogna avere anche il coraggio di denunciare i casi di bullismo».
 
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