Terni, ingressi singoli e guanti
«La tradizione dei barbieri finisce»
Giuliano molla pettine e forbici

Terni, ingressi singoli e guanti «La tradizione dei barbieri finisce» Giuliano molla pettine e forbici
di Sergio Capotosti
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Venerdì 8 Maggio 2020, 12:34
«Il barbiere di un tempo è finito. Non ci sarà più». L'amara considerazione è di Giuliano Franceschini, memoria storia dei barbieri a Terni. Il decano della categoria. La sua bottega in via Primo Maggio a Terni non riaprirà più. Luogo simbolo per i barbieri di Terni, un parrucchiere per uomo, barber shop si direbbe oggi, che vanta una storia che risale al 1914. «Quando il negozio si trovava a Corso Tacito e lo gestiva Armando Ilari», ricorda a memoria Giulaino.
«Forse finiva lo stesso, ma in queste condizioni nessuno potrà portare più avanti la vera tradizione dei barbieri italiani». Quelli dove si arriva senza appuntamento e se ce la fila da fare, bene. «Perché il barbiere è da sempre un luogo di socializzazione», spiega il suo punto di vista.
L'agenda per gli appuntamenti, le telefonate, o meglio le applicazioni sul cellulare per avvisare dell'arrivo. Ma anche i guanti e le mascherine, e sopratutto gli ingressi contingentati, rigorosamente uno alla volta. L'esatto opposto della stanze fumose e affollate che Giuliano a frequentato per una vita. «Non potrei mai fare questo mestiere a tali condizioni, meglio mollare», dice Giuliano. Si chiaro, Giuliano non contesta le disposizione che serviranno ad evitare situazioni di contagio, ma il nuovo mondo dei barbieri che lo attende. Troppo belli i ricordi che si porta dentro. «Mi rircodo degli abbonamenti, delle rasature per le barbe che venivano fatte tre vole la settimane e i capelli ongni 20 giorni», ricorda Giuliano. Un'avventura iniziata da ragazzetto, come recita il cartellone appeso alla finestra del locale per salutare tutti i sui clienti. Certo, quel barber shop scritto in cima ai saluti, che terminano citando tutto Il barbiere di Siviglia di Rossini, stona con lo stile che Giuliano vuole difendere fino alla fine, ma anche questo è il segno dei tempi che cambiano.
«Avevo intenzione di smettere, ma con le nuove disposizioni che verranno imposte per continuare a lavorare ho capito che non sarei stato a mio agio. Perciò non riaprirò più», prosegue Giuliano. Per uno che ha lavorato oltre sessant'anni a tagliare capelli e rasare barbe alla vecchia maniera, la svolta che arriva dall'emergenza Covid-19 non è superabile. «Ho iniziato a 13 anni e mezzo, l'ultima domenica di ottobre del 1958 da Tulio il marchigiano in via Roma, chiomata forbici d'oro». La bottega, come la ricorda Giuliano, dove sono cresciute «amicizie sincere», anche tra i clienti, tanto per tornare al clima di socializzazione che verrà meno. E almeno in questo il virus, per il momento, ha vinto.
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