Appartamenti in centro, negozi e aziende: Perugia, il tesoro illecito di un imprenditore

Appartamenti in centro, negozi e aziende: Perugia, il tesoro illecito di un imprenditore
3 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Luglio 2020, 08:30
PERUGIA - Poco più di ottocentomila euro di redditi complessivamente dichiarati in 30 anni a fronte di un nucleo familiare che «risulta intestatario di 9 unità abitative, 86 terreni, 4 autoveicoli, 40 quote societarie e azioni, due motocicli, un opificio, un collegio, sei negozi». Tra cui autentiche chicche da centinaia di migliaia di euro in corso Vannucci. 

Una sproporzione che i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Perugia, diretti dal colonnello Danilo Massimo Cardone e coordinati dal tenente colonnello Selvaggio Sarri, hanno calcolato in circa 105milioni di euro «tenuto conto del valore del patrimonio stimato in 32,8 milioni di euro». 
Proprio quel patrimonio è stato sequestrato dai finanzieri su ordine del tribunale all’imprenditore Gabrio Caraffini perché, sempre secondo le conclusioni cui è giunto il tribunale sulla base dei rilievi svolti dalle fiamme gialle, «siffatto patrimonio appare totalmente incompatibile con le disponibilità economiche e le fonti di reddito ufficiali» dell’imprenditore e della sua famiglia. E dunque sostanzialmente proviene «con tutta evidenza in parte dalla costituzione di società utilizzate per il compimento degli illeciti addebitati al Caraffini e in parte acquistati con provvista conseguita durante il periodo di realizzazione dei medesimi illeciti». E cioè, a partire dai primi anni Duemila.

Questo è quanto hanno stabilito i giudici Giuseppe Narducci, Alberto Avenoso ed Emma Avella nel decreto con cui hanno disposto il maxi sequestro nei confronti dell’imprenditore perugino e della sua famiglia, ma anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale della pubblica sicurezza per Caraffini: in pratica, per tre anni dovrà stare in casa dalle 22 alle sei del mattino e dovrà osservare l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza, e cioè a Citerna.

LE ACCUSE 
Ma di cosa è accusato l’imprenditore? Secondo la finanza, a partire dalla fine degli anni ‘90 a oggi ha collezionato precedenti per bancarotta fraudolenta, tra cui una condanna definitiva a 5 anni di reclusione, nonché per trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, reati tributari e contro il patrimonio. L’esecuzione del provvedimento rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa svolta dai militari dell’articolazione specialistica del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Perugia e avviata a seguito di una analisi effettuata, a livello centrale, dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma.

Continuo il ricorso a società ‘schermò, anche di diritto estero, appositamente costituite e gestite formalmente da vari prestanome, per compiere numerose operazioni immobiliari e societarie in completa evasione d’imposta. Le plusvalenze milionarie così ottenute non venivano solo sottratte al fisco, ma alle stesse società che una volta depredate erano destinate al fallimento. Al fine di provare l’origine illecita del rilevante patrimonio riconducibile, direttamente o indirettamente, all’imprenditore, è stata acquisita documentazione riferita all’ultimo ventennio, tra cui i contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie, nonché numerosi atti pubblici che hanno interessato, nel tempo, il suo nucleo familiare. Successivamente, per ogni transazione, sono state verificate le movimentazioni finanziarie sottostanti alla creazione della necessaria provvista economica.
Una «bulimia finanziaria che alla fine riesce difficile spiegare anche in termini psicologici» scrivono i giudici. Accuse e provvedimenti pesantissimi che l’imprenditore, assistito dall’avvocato Pietro Gigliotti, cercherà di contestare in tutte le sedi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA