Bancarotta Fils, condannati a sedici mesi Mismetti e Mattioli

Bancarotta Fils, condannati a sedici mesi Mismetti e Mattioli
di Luca Benedetti e GIovanni Camirri
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Mercoledì 30 Novembre 2022, 07:30

PERUGIA Condannati a sedici mesi. Regge l’accusa della Procura di Spoleto per la bancarotta della Fils e i sedici mesi sono la condanna(con rito abbreviato, pena sospesa) per Stefano Mattioli, all’epoca dei fatti presidente del Cda di Fils e per l’allora sindaco di Foligno, Nando Mismetti. L’accusa è quella di bancarotta semplice e preferenziale. La Fils era la società partecipata interamente dal Comune di Foligno e l’inchiesta era nata da due passaggi ritenuti decisivi alla Procura di Spoleto. 
Cioè il fatto che siano stati pagati i compensi dal 2014 al 2018 a Mattioli per un importo totale di circa 80mila euro e perché amministratore e sindaco si sono astenuti dal dichiarare fallita la società sin dal 2014 quando, a causa del dissesto finanziario, venne trasformata da Società per azioni a Società a responsabilità limitata. Secondo l’accusa quel comportamento addebitato dagli inquirenti a Mismetti e Mattioli, aveva causato un danno nei confronti dei creditori della società in house fallita il 14 ottobre di tre anni fa e un danno relativo a un dissesto che si è aggravato con il passare degli anni. Quindi dall’anno 2014 del disseto all’anno 2019 del fallimento.
Il gup del tribunale di Spoleto, Federica Fortunati, ha accolto pienamente la richieste dell’accusa: un anno e quattro mesi (pena sospesa) per i due imputati. Ma la partita giudiziaria della bancarotta semplice e preferenziale non finisce qui. Perché sia Mattioli(difeso dagli avvocati Valeriano Tascini e Luciano Ghirga) e Nando Mismetti(difeso dall’avvocato Maurizio Salari) hanno annunciato che andranno in appello contro la condanna.
«Nando Mismetti-spiega al telefono l’avvocato Maurizio Salari- ritiene che gli addebiti contestati nei suoi confronti siano infondati perché ha agito sempre nel rispetto della legge». Ecco perché, al di là della motivazioni che arriveranno in novanta giorni, la partita dell’appello è già apparecchiata. 
Nella richiesta di rito abbreviato le difese di Mattioli e Mismetti avevano presentato dei documenti relativi alla vicenda (centinaia di pagine), con le carte sugli incaricati del controllo analogo, le delibere di giunta e di consiglio comunale che hanno indirizzato le scelte e le mosse del Comune nel mare in tempesta della società nata per i servizi di manutenzione per conto del Comune di Foligno a cui poi si sono aggiunti i servizi per le pubbliche affissioni.

La Fils era finita nel mirino della magistratura durante la vecchia inchiesta su Sanitopoli. Il fascicolo che ieri è arrivato alla condanna in primo grado per Mismetti e Mattioli era nato da un esposto dell’allora consigliere comunale di opposizione Stefania Filipponi che riportava i primi guai contabili della Fils già nel 2005. Esposti con cui si chiedeva di valutare eventuali responsabilità di giunta e consiglieri comunali all’epoca dei fatti. Responsabilità legate ai presunti mancati interventi per fermare la crisi della Fils con il Comune che ha continuato a finanziare la società senza interventi di ristrutturazione aziendale, ma aggravando la situazione contabile anche con l’assunzione di personale negli uffici. Ieri la sentenza di condanna per Mattioli e Mismetti.

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