Ricchezza delle famiglie, gap del 16% rispetto alla media nazionale

Ricchezza delle famiglie, gap del 16% rispetto alla media nazionale
di Fabio Nucci
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Sabato 27 Giugno 2020, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 08:27
PERUGIA - Oltre 20mila euro divide la ricchezza di una famiglia media italiana da quella umbra che vanta un tesoretto di oltre 12 miliardi di euro custoditi in conti correnti o depositi. Una riserva che in molti sono costretti a intaccare considerando che nei primi cinque mesi dell’anno, quasi 30mila lavoratori hanno dovuto usufruire di cassa integrazione o fondi di solidarietà a causa del lockdown che ha eroso quasi 72 milioni di reddito netto.
LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE
Nell’analisi offerta da Bankitalia nel report sulle economie regionali, secondo le ultime stime, la ricchezza netta delle famiglie umbre era di 116,5 miliardi di euro, sette volte il reddito disponibile lordo, rapporto che a livello nazionale è superiore a otto. «L’ammontare pro capite si attestava a 131.700 euro, inferiore del 16% per cento rispetto alla media nazionale», osserva Bankitalia. Un gap distribuito tra un minor valore delle attività reali (immobili) che dal 2011 ha cominciato a perdere valore che all’inizio della pandemia risultava anche più basso rispetto a nove anni fa. Il 40% della ricchezza complessiva è rappresentato da attività finanziarie che dal 2018, complice la perdita di valore del mercato delle azioni, si è ridotto e oggi il livello pro capite è più basso di oltre 12mila euro rispetto al dato medio nazionale. Di positivo c’è che rispetto alla situazione media nazionale, alla vigilia della pandemia le famiglie presentavano un indebitamento inferiore (di circa 600 euro) con una situazione che non presentava particolari elementi di criticità. Quanto al risparmio, nel 2019 i depositi bancari hanno ripreso vigore e a fine dicembre si registrava una consistenza (considerando anche i conti correnti) di quasi 13 miliardi e una crescita annua del 6,5%. Di contro, si è ridotta la quota di investimenti in titoli di Stato e obbligazioni, mentre si era registrato un ritorno di fiamma con azioni e fondi comuni di investimento. «Il manifestarsi di tensioni finanziarie a seguito dello scoppio dell’emergenza – scrivono i ricercatori Bankitalia - da marzo ha determinato la contrazione dei depositi facenti capo alle imprese, mentre le preferenze delle famiglie si sono ulteriormente orientate verso l’accumulazione di disponibilità liquide».
LA SCALATA CIG
Il 2020 dell’Umbria continua a connotarsi per la crescita continua della cassa integrazione e degli altri sussidi al lavoro. L’elaborazione del Centro studi Lavoro e Welfare indica un aumento di ore Cig totali del +855,39%. «Dopo un anno di leggera crescita delle ore di Cig – spiega Cesare Damiano, presidente dell’associazione Lavoro & Welfare – è arrivato un 2020 iniziato già con un peggioramento nei primi mesi, ma travolgente da maggio quando è esplosa la situazione sia occupazionale che produttiva in conseguenza del Covid-19». Nei primi cinque mesi, si registrano oltre 11,5 milioni di ore in più di cassa ordinaria (+1.154,4%) e 1,173 milioni di cassa in deroga (+113.622%). Aumenti inferiori per la cassa straordinaria, confluita in quella ordinaria e che a fine maggio segnava il -34,6% di ore autorizzate. Il numero delle aziende in crisi è comunque cresciuto con 22 decreti di crisi pari a oltre 216 siti aziendali dislocati nella regione. Imponenti le conseguenze sociali, con 3,135 milioni di giornate lavorative perse, 28.500 lavoratori coinvolti e un ammanco di reddito di 71,250 milioni. «Ogni singolo lavoratore che è stato in Cic a zero ore per tutto il periodo – osserva Damiano - ha perso oltre 2.500 euro al netto delle tasse».
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