La Banca d'Italia: «Economia umbra più forte dell'inflazione, ma il 2022 è a due velocità»

La Banca d'Italia: «Economia umbra più forte dell'inflazione, ma il 2022 è a due velocità»
di Fabio Nucci
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Venerdì 18 Novembre 2022, 07:26

Il 2022 si conferma double-face per l’economia umbra, più “lepre” nel primo semestre, col Pil in crescita del 5,5%, più “volpe” nel secondo, periodo sospeso tra evidenti potenzialità e segnali di indebolimento. L’aggiornamento congiunturale di Bankitalia evidenzia una fase complessa, caratterizzata da tensioni geopolitiche e inflattive che frenano consumo, risparmio e investimenti, con indicazioni non univoche dal mercato del lavoro, con 19mila richieste di disoccupazione in otto mesi ma anche più contratti stabili.
L’incertezza non pregiudica le prospettive che, grazie un Pnrr che nella regione ha un effetto pro capite maggiore che nel resto d’Italia, consentono di guardare al 2023, per usare le parole della direttrice Miriam Sartini, con “pessimismo speranzoso”. «In una congiuntura difficile come quella attuale - ha detto – occorre coniugare molto bene gli interventi mirati a sostegno delle famiglie e dei settori più colpiti dalla crisi. È fondamentale che tutte le risorse siano orientate alla crescita economica del Paese, mantenendo l'equilibrio di bilancio dei conti pubblici, anche attraverso la realizzazione del Pnrr». In questo ambito, l’Umbria al 17 ottobre risultava destinataria di un miliardo di euro pari all’1,9% del totale nazionale, con un ammontare pro capite superiore di oltre un quarto alla media italiana. Rivoluzione verde e transizione ecologica, inclusione e coesione sociale, mobilità sostenibile assorbono due terzi della dotazione.
Nel frattempo, l’espansione dell’attività industriale è proseguita nel 2022 e secondo il sondaggio Bankitalia condotto tra settembre e ottobre tra imprese con più di 20 addetti, in un caso su tre nei primi nove mesi c’è stato un aumento di ore lavorate anche se il saldo rispetto a chi lamenta un calo di operatività resta positivo. Cresce il fatturato, sostenuto dal forte incremento dei prezzi di vendita, come conferma il doppio passo dell’export, salito del 34,7% a prezzi correnti, dell’11,3% in termini reali, con metalli, meccanica e abbigliamento sugli scudi. Gli investimenti, però, e peggiorano le attese, in termini di previsioni su ordini e produzione. “Un pessimismo sostenuto dalle tensioni geopolitiche internazionali – si legge nel rapporto - e dalle elevate quotazioni dell’energia, i cui effetti sull’industria umbra sono più rilevanti per la presenza diffusa di produzioni ad alta intensità energetica”. Un’impasse che la maggior parte delle imprese ha affrontato aumentando i prezzi, una su quattro ha compresso i profitti, una su dieci riducendo i volumi produttivi. «Per un terzo delle imprese industriali – hanno spiegato i ricercatori Simone Santori e Lucia Lucci - la spesa per energia elettrica e gas è arrivata a rappresentare oltre il 10% dei costi totali per acquisti di beni e servizi». Ne consegue un atteggiamento prudente che si riverbera sui piani di investimento con le previsioni primaverili, orientate a un calo di oltre il 10% rispetto al 2021, confermate.
Nonostante le difficoltà di approvvigionamento, le costruzioni hanno visto aumentare le ore lavorate del 25,2% e nel sondaggio autunnale 4 imprese su 5 segnalano volumi produttivi in crescita.

Effetti positivi dal Superbonus, con oltre la metà delle imprese sentite che rileva un beneficio superiore al 33% del fatturato. Avanza anche il settore dei servizi, col sondaggio Sondetel citato da Bankitalia che al 30 settembre rileva un aumento delle vendite in oltre due terzi delle imprese, con la ripresa più diffusa per commercio e alberghiero, con le presenze turistiche cresciute del 39,8%.

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