Città della Pieve, madre con il cadavere del figlio alla cassa del supermarket: è indagata per omicidio

Orrore in un supermercato nella frazione di Po' Bandino, comunità sconvolta

Donna posa il corpo senza vita di un bambino di 2 anni sul nastro della cassa del supermercato a Città della Pieve
di Michele Milletti e Egle Priolo
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Venerdì 1 Ottobre 2021, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 18:31

«Aiuto, aiuto, il bambino». Alex ha appena due anni, e sembra dormire tra le braccia di quella donna che entra sotto choc al supermercato Lidl di Po' Bandino. Frazione di Città della Pieve, la città di Mario Draghi, ultimo lembo d'Umbria a cavallo del confine con la provincia di Siena. Lungo la strada che esce dritta dal paese per arrivare alla vicinissima Chiusi, il dramma si consuma pochi minuti dopo le 15: il piccolo Alex, ora adagiato sul nastro trasportatore di una delle casse del supermercato, non sta dormendo. È morto. E in un modo che solo a immaginarlo fa venire i brividi: ucciso da una o più coltellate. Chi ha la sfortuna di trovarsi in quel momento a fare la fila alla cassa racconterà diverse ore dopo che l'immagine di quei tagli al collo e all'addome del bimbo è stata qualcosa di «agghiacciante».

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La madre e l'ipotesi di omicidio

La donna, ungherese di 44 anni, è in evidente stato di choc. Inizialmente racconta di aver trovato il piccolo all'esterno del supermercato ma poi, con l'arrivo dei carabinieri della compagnia di Città della Pieve (sul posto anche i colleghi del reparto operativo di Perugia e delle investigazioni scientifiche) ammetterà di essere la madre. All'arrivo del 118 non c'è altro da fare che accertare la morte di Alex e rimanere increduli davanti a tutte quelle ferite e tale brutalità. Arrivano anche il medico legale Laura Panata e il sostituto procuratore, Manuela Comodi. La donna viene immediatamente sentita, ma le sue parole vengono giudicate contrastanti e scarsamente attendibili. In stretto contatto con il procuratore capo, Raffaele Cantone, e con i vertici dell'Arma, viene immediatamente formulata l'ipotesi di omicidio e la donna viene portata in caserma a Città della Pieve e interrogata come persona informata sui fatti. Interrogatorio che, dopo essere stato inizialmente interrotto, viene ripreso in serata e portato avanti fino a notte fonda alla presenza anche dell'avvocato d'ufficio della donna. Al termine, la madre del piccolo è stata posta in stato di fermo. La donna, secondo quanto si apprende, sarebbe residente nel Lazio ma da qualche tempo vivrebbe a Chiusi a casa di un conoscente.

Anche se in serata si è sparsa la voce, che avrebbe trovato conferma, che sempre a Chiusi sarebbe anche stata ospite di una casa famiglia. Il padre della piccola vittima vive invece in Ungheria.

La ricostruzione

Cosa è accaduto al piccolo Alex? Come detto, le parole della madre sono state fin da subito considerate poco attendibili. Molto più certi invece i suoi movimenti. Anche grazie ad alcune testimonianze, infatti, le indagini si sono immediatamente rivolte all'esterno di un edificio abbandonato, un'ex centrale Enel, che si trova dall'altro lato della strada rispetto al supermercato. Ebbene, tra le erbacce e il cancello di ingresso, i carabinieri hanno trovato e repertato delle tracce di sangue. Tracce ematiche trovate anche nel passeggino in cui presumibilmente il bimbo si trovava poco prima di morire. Ancora, sempre in tarda serata è emerso come all'esterno di quell'edificio abbandonato sia stato ritrovato anche un coltello. Tutti elementi che vanno contestualizzati e inquadrati nel caso ma che lasciano pensare come le coltellate mortali sul corpo del piccolo siano state inferte proprio in quella zona. Tra le tante voci che si accavallano in un paese sconvolto da tanta violenza (e racconti di quanto accaduto propagati via whatsapp fino a Città della Pieve e Chiusi) ha preso corpo anche l'ipotesi che la donna potesse aver difeso il figlio da un aggressore: ipotesi che però non sarebbe stata presa concretamente in esame da magistrato e investigatori, dal momento che l'unica ferita superficiale riscontrata alla 44enne farebbe difficilmente propendere per tentativi di difesa da tanta brutalità. Più probabile, secondo gli inquirenti, che in un momento di gravissimo disagio psicologico possa essersi avventata sul piccolo.

Il racconto

Anche perché in paese c'è chi racconta che il giorno prima, nel tardo pomeriggio di giovedì, era stata vista strattonare con una certa violenza il piccolo con tanto di intervento da parte dei carabinieri. Testimonianze che anche in questo caso dovranno passare il vaglio degli inquirenti. 

 

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