Autofocus: la calamita sul cruscotto
che portava sicurezza sulle strade

Autofocus: la calamita sul cruscotto che portava sicurezza sulle strade
di Ruggero Campi
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Martedì 4 Dicembre 2018, 19:53
PERUGIA - "Papà non correre”, “Pensa a noi”, “Buon viaggio”, “Ti aspettiamo”: accanto le foto della moglie, dei figli, a volte corredate dal santo protettore preferito. Di default era San Cristoforo (in Umbria anche Santa Rita) eletto a protettore degli automobilisti visto che nella leggenda aiutava i viandanti a traghettare i fiumi. Alcune versioni avevano anche un piccolo termometro, utile nelle spartane e poco accessoriate automobili dell’epoca. Sto parlando, avrete capito, di quelle calamite ben conosciute dalla mia generazione che erano saldamente posizionate sui rudi cruscotti in lamiera degli anni ’60: ricordavano al guidatore che doveva comportarsi con prudenza e la foto dei pargoli serviva da monito eloquente. Renzo Arbore ne trasse una scena esilarante in un suo famoso film, con il cantante Leonardo Cassio in scena con tanto di volante e la bambina in abito della prima comunione che intonava “non torna il mio papà è tutto spiaccicà sull’autostrà”. Ovviamente c’erano calamite di tutti i tipi, persino con le foto del calciatore o del cantante preferito a fianco, sempre, dell’invito a comportarsi bene alla guida.

Oggi sono oggetti da collezione difficili da trovare! Un fedele socio ACI, il Dr. Lorenzo Donati, me ne ha messa recentemente a disposizione una che suo padre ricevette in dono nel 1960 dalla moglie in occasione dell’arrivo in famiglia di una Fiat 600. Il gadget, diremmo oggi, è bellissimo, verde, smaltato, con le due fotografie dei figli (Lorenzo e Massimo); l’invito di quest’ultimi, manco a dirlo, è alla prudenza e al rispetto delle regole. Nella calamita sono riportate con colore a contrasto rispetto lo sfondo ben cinque situazioni di pericolo: serie di curve, passaggio a livello, sorpasso, incrocio, pericolo generico. 5 distinti cartelli stradali a triangolo che rendevano la calamita parlante e davano l’idea delle insidie a cui giornalmente andava incontro l’automobilista. Ho cercato di ricostruire dove si poteva comprare a Perugia quel magnete: i negozi di “autoaccessori” non esistevano, le ferramenta erano poco inclini all’oggettistica glamour, le edicole vendevano giornali e non gadget e Amazon era di là venire. Forse in un negozio di fotografia, numerosi e fiorenti in epoca pre-digitale. Oppure in corso Vannucci alla Casa della Penna, da Galeazzi, in un cofanetto che comprendeva anche il porta-patente in pelle. Oggi gli unici magneti di comune diffusione sono quelli che infestano - numerosissimi - le porte dei nostri frigoriferi. Esotici, artistici, evocativi, finto kitsch, vero kitsch, animati, riflettenti, tridimensionali: uno solo manca, l'unico che sarebbe veramente utile all’uomo del III millennio: “chiudi questa porta", “non mangiare”, “mangia meno torzone!".
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