Terni, i concessionari delle auto:«Crollo delle vendite, persi 40 milioni di fatturato»

Terni, i concessionari delle auto:«Crollo delle vendite, persi 40 milioni di fatturato»
di Aurora Provantini
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Martedì 28 Aprile 2020, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 12:23

Il danno del lockdown per le concessionarie auto della provincia di Terni si aggira intorno ai 40 milioni di euro, solo in termini di perdita di fatturato. «Abbiamo chiuso tutte le nostre attività collegate alla vendita l'11 marzo - dichiara Roberto Rossi, direttore generale della Rossi Srl Mercedes Benz e Smart - mantenendo aperto solo il servizio di assistenza per i veicoli industriali». Trenta milioni di mancato fatturato, al 4 maggio. «Nostro malgrado sottolinea Rossi - siamo stati costretti all'utilizzo della cassa integrazione per tutti i nostri 175 dipendenti. Ed anzi, entrando nel tema delle misure straordinarie, sarà necessario andare oltre le 9 settimane di Cig attualmente concesse». «Adesso che sembra avvicinarsi la data della riapertura - dice Rossi - non dobbiamo ragionare con parametri ante Covid, perché ci porterebbe fuori strada. Si dovrà fare squadra tra Stato, case madre e imprenditori. Intanto abbiamo adeguato gli spazi per la vendita e l'assistenza, pronti a ripartire». Paolo Pegoraro, amministratore di Terniauto (Renault, Dacia e Suzuki) e Autoimport Peugeot), parla di un danno che non si può quantificare al momento, perché oltre al blocco delle immatricolazioni c'è tutto l'indotto che resta fermo.

«Delle 12 risorse impegnate nell'officina, solo 6 stanno lavorando - dice Pegoraro - e i 42 amministrativi sono in cassa integrazione. Non si capisce quali supporti ci saranno, la sola cosa certa è che noi imprenditori stiamo investendo nei dispositivi per mettere in sicurezza dipendenti e clienti. Tutti costi, compresi quelli relativi alla sanificazione delle vetture, che nessuno ci rimborserà». Paolo Angelini, amministratore del Gruppo Autoquattro (Opel, Nissan e Mahindra), con 10 dipendenti, parla di 260 macchine invendute in due mesi: «Il danno è enorme, soprattutto la ripartenza sarà lenta perché non si saprà se la gente sarà in grado di spendere, né quanti perderanno il posto di lavoro. Il nostro servizio di assistenza è aperto solo su appuntamento. Guardiamo alla fase2 con incertezza, predisponendo pannelli in plexiglass per i venditori e video tutorial per i clienti». Alessandro Berretta, direttore de L'Automobile, concessionaria Fiat, Lancia, Alfa e Jeep, con tre filiali e 35 dipendenti, dichiara: «Il blocco delle vendite è totale. Se si calcola che il costo medio di una nostra vettura si aggira attorno ai 15 mila euro, la perdita per i mesi di marzo e aprile è pari a 4 milioni». Andrea Mauro Boccanelli di Terni Motori, concessionaria Bmw e Mini: «Il problema secondo me sarà come guardare alla fase2. La speranza è che il Governo intervenga tramite rottamazione e altri incentivi. Abbiamo adeguato tutti gli spazi e probabilmente non ripartiremo a pieno regime, ma in maniera graduale». Danilo Paci con due punti vendita Citroen e Hiunday, afferma: «Tra nuovo e usato in due mesi abbiamo perso 300 contratti, che tradotto in soldoni significa 5 milioni non incassati. Ripartiremo con personale ridotto».

Anche Eriberto Anselmi, della Coar (Alfa e Jeep) di Orvieto, nel periodo del lockdown perde tre milioni e mezzo di fatturato. «Per i prossimi mesi la nostra previsione di vendita sarà del 70 % inferiore rispetto agli stessi mesi del 2019. Se poi è vero che non ci si potrà spostare da regione a regione, sarà un problema, perché abbiamo clienti che vengono dal Lazio e dalla Toscana». Michele Massoli (Mitsubishi e Ssangyong), conferma la preoccupazione per il futuro del mercato dell' auto: «Le difficoltà saranno anche relative agli approvvigionamenti, perché le nostre case sono giapponesi, e attualmente la loro produzione è ferma». Per Tommaso Foschi, dell'Automax (plurimarche e Dr) «si dovrà riscrivere il modo di vendere auto, non si potrà più andare a provarla su strada, si dovranno sperimentare nuovi modelli altrettanto emozionanti».

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