Recentemente un’analisi de Il Sole 24 Ore ha messo in evidenza come la car fiscality italiana abbia avuto il pregio di far lievitare il costo della mobilità aziendale in modo considerevole. Pensate, a parità di prezzo di acquisto, è stato agevolmente sottolineato che la limitata detraibilità dell’IVA unitamente alla quasi totale indeducibilità degli ammortamenti e costi d’uso riesce a far costare l’auto più del doppio rispetto ad altri paesi europei. Sembra incredibile, ma credetemi, è così. Chi ha qualche capello bianco, ricorda come me gli anni in cui l’automobile in uso personale veniva intestata all’impresa e forse anche per questo sostituita molto più spesso. Per porre fine a queste situazioni peraltro “fisiologiche” quale che sia la normativa, il legislatore italiano è riuscito a creare una vera e propria “patologia” che negli anni ha aumentato l’evasione fiscale ai fini della imposizione diretta e non solo. Non è questa la sede per fare degli esempi e l’abolizione della scheda carburanti è acqua fresca, come si dice. Purtroppo oggi, chiunque governi, è difficile intervenire, in quanto ogni provvedimento volto a dare dignità fiscale all’uso dell’auto verrebbe interpretato come una riduzione di entrate dello Stato.
Comunque non è mai troppo tardi e, dopo la confusione tra Eco-bonus e Eco-malus, l’auspicio è che qualche politico illuminato si ricordi bene la data del 1° aprile 2019, evitando di confezionare l’ennesimo pesce di aprile agli automobilisti; entro quella data il governo potrebbe chiedere il rinnovo della deroga per la indetraibilità parziale dell’IVA. Sarebbe un bel segnale non farlo, tanto per iniziare!
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