Attori, registi e tecnici
i fantasmi del palco
Gli invisibili che non riescono
ad accedere agli incentivi dello Stato

Maria Chiara Tofone
di Aurora Provantini
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Lunedì 1 Giugno 2020, 13:19 - Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 09:52
TERNI Attrici, attori, drammaturghi, tecnici teatrali, danzatori: sono stati i primi a fermarsi e saranno gli ultimi a ripartire. Un esercito di invisibili che a causa della scarsa regolamentazione del settore non riesce ad accedere agli incentivi dello Stato. Pochissimi hanno potuto richiedere il bonus di 600 euro per il mese di marzo, non avendo maturato 30 giornate lavorative nel corso del 2019. Quelli ai quali è stata riconosciuta la cassa integrazione per Covid-19, non l’hanno ancora ricevuta. Maria Chiara Tofone, 34 anni, attrice, originaria di Calvi dell’Umbria e residente ad Amelia, ha studiato a Terni, alla scuola di recitazione Mumos di Gastone Moschin e Marzia Ubaldi, e si è laureata in discipline dello spettacolo alla Sapienza di Roma. 
«Ho iniziato a fare i primi provini, dopo di che mi sono specializzata al Centro Universitario Teatrale di Perugia e ho partecipato al corso internazionale dell’Ecole des Maîtres condotto da Rafael Spregelburd». Una formazione che l’ha portata a recitare per diverse compagnie teatrali e produzioni cinematografiche. «Solo che i contratti non sono un’abitudine, e forse questa situazione emergenziale che stiamo vivendo sta facendo emergere tutte le criticità della nostra categoria, scoperchiando in qualche modo il vaso di Pandora».
«I rapporti di lavoro sono discontinui – spiega Maria Chiara - anche di un solo giorno, e non coprono il periodo di preparazione. Solo in rari casi viene rispettato il contratto collettivo nazionale del lavoro». Infatti per loro, i lavoratori dello spettacolo dal vivo, il bonus per il mese di marzo, concesso soltanto a chi nel 2019 ha 30 giornate di contributi versati, è stato studiato male. Tanto che nel successivo decreto che conferma il bonus per aprile e maggio, il Governo accoglie le richieste delle parti sociali e il numero delle giornate lavorative per poterlo richiedere passa da 30 a 7. «Io, avendo accumulato le giornate necessarie come attrice, ho ricevuto il primo bonus, contrariamente a molti miei colleghi. Per la ripartenza, poiché la situazione era già complicata prima che scoppiasse la pandemia, tutto quello che ci verrà proposto sarà peggiore di prima, perciò stiamo riflettendo con vari movimenti, cosa fare. Vorremmo che fosse riconosciuto un codice di qualifica per i formatori, chiediamo l’unificazione a livello fiscale delle varie attività e il sostegno al reddito sul modello francese». 
Anche Daniele Aureli, 37 anni, attore e drammaturgo di Terni, studia al Mumos e poi si laurea in scienze della produzione artistica. Dopo varie esperienze sul campo, entra nel direttivo della Compagnia di Teatro Occhi sul Mondo. «Ne faccio parte da 15 anni e mi è stata riconosciuta la cassa integrazione, che però ancora oggi non ho ricevuto». Daniele avrebbe dovuto partire per una tournée, ma si ferma tutto, allora approfitta per stare con il figlio di sette mesi. 
«Mi preoccupo per il futuro. Come Compagnia non vogliamo fare spettacoli in streaming, perché crediamo che gli spettacoli teatrali siano nati per essere visti dal vivo. Perciò stiamo lavorando a nuovi progetti per questo tempo che verrà». Per lui il distanziamento tra attori è una follia: “verranno sponsorizzati i monologhi”. Fabio Tomaselli, classe 1984, è un tecnico teatrale che da trent’anni vive a Terni. Ha studiato al Dams (il corso di laurea in discipline dello spettacolo nato nel 1971 a Bologna) e dal 2009 fino al 31 dicembre 2019 è stato responsabile tecnico del Secci. Arriva subito dopo la disoccupazione, perché il suo profilo professionale non viene integrato nella nuova gestione del Caos.
«Sono stato contattato dal Teatro Comunale di Vicenza – spiega Fabio - per la direzione del palco, ma la pandemia ha fatto saltare ogni cosa. Siamo tutti a spasso e anche se a livello governativo venisse riconosciuto un danno alle strutture (enti di produzione e teatri) il personale fisso che beneficerebbe dei sostegni, sarebbe la minima parte di noi professionisti».
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