IL SINDACO
Sulla vicenda, il sindaco Umberto De Augustinis alza le braccia: “Stiamo a vedere cosa succederà, speriamo che le azioni intraprese (il ricorso contro la sentenza di fallimento della Spoleto Crediti e Servizi, n.d.r.) possano scoraggiarne l'acquisto”. Intanto, mercoledì pomeriggio, l'opera sarà battuta all’asta, con una base di 350 mila euro e con una stima che oscilla però tra 300 e 500 mila euro. Insieme alla scultura in ceramica di Leoncillo, all'asta andrà anche un'altra opera già esposta a Palazzo Collicola e proveniente dalla stessa collezione della Banca Popolare di Spoleto traghettata alla Spoleto Credito e Servizi, prelevata anche questa appena qualche mese fa dai curatori fallimentari: “Bianco plastica” di Alberto Burri valutata tra i 500 ed i 700 mila euro. De Augustinis, d'altra parte, afferma di aver tentato di trattenere i qualche modo questi capolavori di grandi artisti e che nella circostanza in cui i curatori si sono recati a Palazzo Collicola per ritirare le opere con tanto di disposizione del Tribunale, l'amministrazione comunale avrebbe fatto presente “l'opportunità che rimanessero a Spoleto”. Ma l'istanza non ha evidentemente sortito l'effetto sperato visto l'imminente vendita all'asta. “Del resto – continua il sindaco – su quelle opere non c'è un vincolo, provenendo da una collezione privata e come Comune non abbiamo strumenti per intervenire”. Diversamente sarebbe se la Corte d'Appello di Perugia del Tribunale delle imprese in queste ore riuscisse a pronunciarsi sul ricorso contro la procedura fallimentare presentato dalla ex dirigenza della Spoleto Credito e Servizi. Oppure, almeno intervenire con una sospensiva rispetto alle vendite all'asta in atto. Sarebbe tecnicamente possibile? Forse sì. Sarà per questo che il sindaco Umberto De Augustinis, nonostante tutto, non esclude un esito diverso dalla vendita di quelle opere d'arte e spera? Anche perché potrebbero effettivamente configurarsi scenari paradossali, ovvero che il fallimento della Scs venga revocato dalla Corte d'Appello ma che nel frattempo la scultura sia venduta. “Il prezzo a base d'asta delle opere, d'altra parte, è alto – dice ancora il sindaco – e il battage che si è creato attorno a queste opere potrebbe sortire un qualche effetto”. Insomma, non tutto è perduto. Anche se, non c'è dubbio, la matassa rimane difficile da sbrogliare e nell'arco di un anno dai diversi soggetti coinvolti la questione avrebbe potuto essere gestita meglio. A favore della città.
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