«Ast,veti incrociati e risse: rischio paralisi»
L'intervento di Federmanager Terni

«Ast,veti incrociati e risse: rischio paralisi» L'intervento di Federmanager Terni
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Martedì 19 Febbraio 2019, 19:43 - Ultimo aggiornamento: 19:49
TERNI Terni nel 1700 e 1800 era una nota stazione termale ove la purezza e la varietà delle acque consentiva cure di livello. Ma era anche la città con le officine del papa e quella della cascata. Le 18 atmosfere di pressione prodotte dalla caduta delle acque dalle Marmore, la presenza di officine e personale tecnicamente preparato, la lontananza dal mare e la presenza di giacimenti di lignite furono elementi determinanti per la scelta della costruzione di opifici militari che avevano a disposizione abbondanza di forza motrice (poi elettromotrice) e sicuri dai terribili, all'epoca, bombardamenti navali. Era la fine del 1880 e il progresso era l'altare a cui si sacrificava la vita dell'uomo.
Solo dopo 100 anni, sul finire degli anni 80 del 1900, ci si è cominciati a rendere conto che si, la vita media era aumentata, che il benessere economico era stato distribuito, ma che si poneva una questione ambientale e una questione sanitaria. Non parleremo di quest'ultima perchè di competenza medica, ma della prima, ovvero dell'aspetto ambientale.
E' storicamente provato e agli atti che la Giunta Comunale nella metà degli anni 90 fece inserire Terni tra i principale siti italiani di interesse nazionale per la bonifica. Questo per far capire che la gran parte dell'inquinamento è derivato dall'industrializzazione disinvolta perseguita per 100 anni in questa conca.
Fin qui la storia è chiara e lineare. Da questo momento in poi invece diventa confusa. Le azioni intraprese e i dati vengono usati a fini strumentali. Sicuramente sono mancate quelle doverose azioni di informazione sullo stato dei fatti, certamente si sono create delle disinformazioni che hanno mescolato problemi vecchi con problemi attuali non sempre riportati con la correttezza e il rigore che tali temi meritano. Ci sono stati errori e sottovalutazioni come nel caso della galleria sotto la discarica di Ast; poi gli interessi di chi vuole minimizzare, di chi vuole ampliare, di chi vuole fare carriera e darsi visibilità. Sicuramente ci sono anche gli interessi economici e politici. Un tema tecnico e vitale è divenuto invece un contendersi di posizioni inconciliabili e strumentali senza soluzione. Quindi da quindici anni le cose sono ferme. Ogni volta che un dirigente pubblico si è occupato di ambiente è finito sotto indagine in una ridda di denuncie, paralisi e caos continuo dove i processi, per lentezza o per archiviazione, spesso non hanno fatto pulizia e ordine. E' il caso di ricordare che il Giudice Santoloci prima di morire raccomandò lo svolgersi di approfondimenti tecnici e tali da dare un senso e una fine ad una situazione contrastata.
Cosa fare è chiarissimo: far intervenire in squadra chi ha competenza con un piano di interventi mirati, far agire in serenità e in trasparenza questa squadra, separare i problemi inerenti lo stato attuale da quelli passati, tagliare le mani agli interessi occulti che in questi anni hanno generato veti incrociati e una pessima fama al territorio generando un clima avvelenato più dei terreni.
E ancora, c'è chi da anni propone inascoltato il distretto ambientale per Terni. L'Acciaieria e quasi tutte le aziende del territorio si occupano di ambiente, con realtà tra le migliori d'Italia. Ma manca una regia, un incubatore e chi va a prendere quei fondi pronti in Europa per queste situazioni. Fondi che altri Paesi hanno ben usato e oggi ci vengono additati come esempi da seguire. Noi siamo fermi nell'impotenza della polemica e dei veti incrociati.
Senza la pace sociale, il rispetto dei ruoli e delle professionalità, senza una concertazione e una condivisione che prenda tutta la società civile non andremo da nessuna parte e perderemo l'ennesimo treno per lo sviluppo e per il recupero di un'area al centro di una delle più belle zone d'Italia.
Comitato ambientale
Federmanager Terni
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