Ast in vendita, Martini (Terni Valley): «Deve diventare strategica e aprire nuova interlocuzione con lo Stato»

Ast in vendita, Martini (Terni Valley): «Deve diventare strategica e aprire nuova interlocuzione con lo Stato»
di Michele Martini*
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Mercoledì 20 Maggio 2020, 13:13 - Ultimo aggiornamento: 15:54

Dalla Germania giunge - per voce dell’amministratrice Martina Merz - la notizia che ThyssenKrupp ha intenzione di mettere mano, ancora una volta, al proprio piano industriale, con lo scopo di rimettere a fuoco il suo “core business” e ridefinire il perimetro delle attività aziendali.  Le difficoltà finanziarie del gruppo di Essen, arginate ma non risolte dalla imminente cessione della divisione Ascensori (per una cifra intorno ai 17 miliardi di euro), sono state amplificate dal crollo degli ordini conseguente alla diffusione del Covid. L’indebitamento del colosso tedesco sarebbe ormai superiore ai 7 miliardi di euro e il valore della singola azione, in ribasso da oltre due anni, ha subito una ulteriore, brusca discesa nelle ultime settimane attestandosi intorno ai 5 euro (contro i 22-23 euro del 2018).

La riorganizzazione prevede, tra le altre, possibili interventi sulla divisione Marine e su quella Material Services, di cui Acciai Speciali Terni (Ast) fa parte. La notizia è stata confermata anche dall’amministratore del polo ternano. In sintesi: ci risiamo. 

Una situazione che per Ast emerse chiaramente nel 2014, quando l’asset venne ceduto alla finlandese Outokumpu ma poi, per ragioni legate all’antitrust, fu riacquistato in breve tempo dal gruppo tedesco. Il destino, da allora, è stato segnato. L’assenza di una chiara linea industriale, unita alle difficoltà finanziarie della ThyssenKrupp, hanno esposto Ast ad una serie di difficoltà operative senza pari. La concorrenza agguerrita, i costi di gestione, la volatilità dei prezzi delle materie prime hanno solo esasperato una situazione già compromessa strutturalmente. In questo quadro, i risultati ottenuti dal management locale in termini economici e di efficientamento aziendale, nonchè i sacrifici e l'impegno dei lavoratori, hanno comunque tenuto l’azienda sul mercato. 

Ma è lecito domandarsi: quale destino ora? La pandemia in corso ha messo a nudo tutte le fragilità di un sistema economico in equilibrio sul filo del rasoio della domanda e dell’offerta, in un ambiente fortemente deregolamentato dove la politica ha avuto un ruolo troppo spesso di spettatore, quando non di rallentatore.

La situazione attuale offre un'importante occasione di ridefinizione degli equilibri. Così, mentre Fca in Italia accede ad un prestito di 6 miliardi, da parte di Intesa San Paolo, con le garanzie di Sace (ovvero Cassa Depositi e Prestiti, ovvero lo Stato), in Germania rimbalza la notizia che ThyssenKrupp si sia assicurata 1 miliardo di euro di prestito, con supporto governativo, per fare da ponte alla cessione della divisione Ascensori. Grandi manovre che riportano lo Stato al centro del dibattito pubblico (vedi lo scambio di battute Orlando - Calenda - Renzi) e delle attenzioni delle aziende (il caso Fca può rappresentare un precedente importante per altre potenze operanti sul territorio nazionale). La crisi di Ast si inserisce, per tempismo, in questo scenario.
Una partita tutta da giocare, su più fronti, sulla base di tre condizioni. Primo: il polo siderurgico ternano va inquadrato come sito di interesse non più meramente locale ma bensì nazionale facendo salire di livello la gestione politica della questione. Al pari delle altre realtà che operano sul territorio nazionale, in questa delicata fase, Ast potrebbe imbastire un rapporto del tutto nuovo con la cosa pubblica. L’amministrazione locale avrebbe dovuto ritagliarsi un ruolo di mediatore e interprete delle istanze del territorio ma, purtroppo, ha finora declinato giocando un ruolo assolutamente marginale. Punto secondo: questa negoziazione dovrebbe avvenire sulla base di una previa definizione delle industrie di carattere strategico per l’intero paese (energia, infrastrutture, salute) che si avvalga di indicatori univoci e misurabili. Punto terzo: questa contrattazione (perché di contrattazione si tratta e si tratterà) non può essere unilaterale ma, piuttosto, dovranno essere disposte chiare e precise condizioni operative da chi fornisce garanzie pubbliche. 
Riusciremo a preservare una delle più grandi risorse di questo territorio solo se tutti sapremo affrontare la sfida con carattere, consapevolezza e autorevolezza.
*Presidente associazione Terni Valley

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