Covid-19, l'assessore Coletto: «Risalita dei contagi prevista, siamo attrezzati»

L'assessore alla Sanità, Luca Coletto
di Fabio Nucci
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Sabato 22 Agosto 2020, 07:53

PERUGIA-  La risalita dei contagi era prevista ma rispetto a marzo, il sistema sanitario umbro sa come reagire. Da una parte, monitoraggio e tracciamento dall’altra, un approccio diverso nella cura, con farmaci che aggrediscono l’infezione da subito senza bisogno nella maggior parte dei casi di ricovero. L’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, con la task force, resta in prima linea nella lotta al Covid, ribadendo la centralità delle precauzioni, a partire dalla mascherina, e indicando tra le priorità, l’allargamento dello screening e l’abbattimento delle liste d’attesa con 10 milioni in arrivo dal Ministero.
Assessore Coletto, la risalita dell’Rt umbro era inevitabile?
«Era prevista, purtroppo. Stiamo controllando tutti i focolai e ci stiamo organizzando ai sensi dei Dpcm per dare tutte le risposte. A cominciare dai drive “through” tramite i quali testeremo chi è obbligato, provenendo da Croazia, Malta, Spagna e Grecia. Ma in accordo col ministero stiamo studiando un sistema per allargare lo screening ad altri paesi».
La crescita del 43% di tamponi nell’ultima settimana è legata al contact tracing?
«Sì, al monitoraggio in corso: dobbiamo tracciare l’infezione e possiamo farlo solo se scopriamo da dove è partita. Per arrivare al “paziente zero” va individuato l’infetto e chi lo è ora non ha l’età dei contagiati di marzo-aprile, è molto più giovane. Soggetti che si infettano in luoghi di aggregazione o di vacanza: abbiamo visto cosa successo in Sardegna da dove sono arrivati una decina di casi in Umbria».
Il ritorno del virus era previsto in tali dimensioni o ritiene sia mancata responsabilità da parte dei contagiati?
«Ho sempre sostenuto che con questo virus non scomparirà a breve: da tempo raccomando attenzione perché per “conviverci in maniera positiva” (sembra un ossimoro ma è così) bisogna osservare precauzioni semplici: uso della mascherina, al chiuso e all’aperto dove possono esserci assembramenti, lavaggio delle mani e distanziamento. Fin quando non arriva il vaccino dovremo convivere col Covid, comportandoci così».
La situazione, però, è diversa rispetto a marzo.
«Non siamo più sprovveduti e l’esperienza fatta è servita: sappiamo come affrontare la malattia. Eparina a basso peso molecolare, tocilizumab e altri farmaci che hanno dato esiti confortanti possono essere usati al primo segnale di infezione anche a casa, senza ricovero ma in telemedicina. Lo abbiamo fatto nella maggior parte dei casi anche con le unità mobili (Usca) che restano operative così come non abbiamo smantellato i posti di terapia intensiva che, anzi, con l’aiuto del governo abbiamo raddoppiato. C’è un piano pandemico collaudato che ci auguriamo di non adottare più, ma ci sono anche contromisure operative che consentono di affrontare l’attuale situazione, sapendo cosa abbiamo davanti».
Come va affrontata quindi tale fase?
«Senza fare terrorismo, monitorando la situazione, rispondendo colpo su colpo e rimettendo in moto la macchina in base alle esigenze.

Altrimenti si va ad aggravare una situazione di liste di attesa che esiste causata non dall’attuale giunta regionale ma dai Dpcm che hanno imposto il lockdown e la sospensione delle visite. Stiamo tentando di recuperare il gap accumulato e per questo in Commissione salute ho fatto notare che senza ulteriori risorse era impossibile farlo. Il Ministero ha capito e stanziato 500 milioni destinando all’ Umbria dagli 8 ai 10 milioni».

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