Arpa, aria meno inquinata ma non troppo: «Per far calare il pm10 misure su impianti di riscaldamento»

Arpa, aria meno inquinata ma non troppo: «Per far calare il pm10 misure su impianti di riscaldamento»
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 30 Aprile 2020, 19:52 - Ultimo aggiornamento: 19:54

TERNI - L’aria della conca ai tempi del Covid-19 è un po’ meno inquinata. “Ma lo è più per le condizioni meteo favorevoli che per il lockdown” spiegano i tecnici di Arpa Umbria.

La conferma è in quel picco di polveri sottili di 150 microgrammi per metro cubo registrato a fine marzo, dovuto ad intrusioni di particelle sabbiose dai deserti dell'Asia.
I dati messi insieme da Arpa dicono che “nel periodo di emergenza Covid, con la gran parte delle attività produttive ferme o in attività ridotta e con una forte riduzione del traffico veicolare, non si nota una particolare riduzione del particolato pm10. Per il biossido di azoto invece la flessione è generalizzata, con una forte riduzione nelle centraline poste in aree più influenzate dal traffico”.
I risultati del report sull’aria che si respira nella conca dall’inizio del lockdown in poi, aggiornato al 19 aprile, non stupiscono più di tanto gli esperti, che non si aspettavano un calo consistente di polveri sottili in questo periodo. Anche perché l’inquinamento da pm10 dipende per un 60 per cento dagli impianti di riscaldamento (soprattutto a pellet e legna), per un 20 per cento dalle industrie e per il restante 20 per cento dal traffico veicolare. E sui valori delle polveri sottili incidono molto le condizioni meteo. Che potrebbero aver influenzato anche un costante abbassamento dei valori di pm10 a Le Grazie, una delle stazioni a lungo interessata da concentrazioni elevate.
“Per la prima volta si può realmente vedere l’effetto della chiusura di un’azienda e del blocco del trasporto sull’ inquinamento atmosferico - dice il direttore di Arpa, Luca Proietti. Ci sono prove concrete degli effetti e conferme: La prima prova provata è che, per diminuire il pm 10, servono misure sull’inquinamento domestico”.  
Come previsto c’è stato un cospicuo calo generalizzato in tutte le centraline del biossido d’azoto, sostanza in gran parte prodotta dalla combustione dei motori delle auto. Per la centralina Terni Carrara, la postazione più influenzata dal traffico, la flessione dei valori è ancora più marcata. In queste ore Arpa sta analizzando i filtri delle centraline per capire l’effetto della chiusura delle aziende sull’aria che si respira. Le strumentazioni vanno ad individuare le singole sostanze che sono in atmosfera, per valutare le variazioni rispetto alle matrici inquinanti dei metalli.
“Un risultato l’abbiamo ottenuto - aggiunge Proietti - ed è la verifica scientifica delle fonti reali di inquinamento. Chiudendo le aziende e fermando i trasporti si vive con meno inquinamento ma questo era ovvio. In questo periodo i fiumi hanno cambiato anche visivamente il loro aspetto”.
Il report sulle componenti chimiche presenti nell’aria sarà pronto entro la metà di maggio.
 

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