Terni, «Area di crisi complessa
servono le idee»

Carlo Calenda a Terni
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Lunedì 10 Dicembre 2018, 21:24 - Ultimo aggiornamento: 21:32

 L'ex ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, oggi è stato alla Feltrinelli di Terni per presentare il suo libro "Orizzonti Selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio". L'evento è stato organizzato dall'associazione Terni Valley. Di seguito l'intervista rilasciata al Messaggero.  


Area di crisi complessa. Uno strumento che tra Terni e Narni ha raggiunto investimenti notevoli. Per la Regione dell'Umbria l'attuale Governo deve fare di più per rispondere alle tante domande pervenute. Servono nuove risorse?

«Le risorse sono l'ultimo dei problemi, sono stati stanziati in capitolo di spesa ben precisi che possono essere utilizzati di volta in volta. Il punto non è questo, piuttosto avere progetti consistenti. Quando era al Ministero abbiamo ricevuto molti progetti per l'aria di crisi complessa, ma la verifica della qualità non sempre era positiva».

Non passa lo straniero. Come giudica l'iniziativa di Fratelli d'Italia attuata anche a Terni, città che si caratterizza per la presenza di numerose multinazionali?

«Di solito sono riluttante nel commentare le iniziative di Fratelli di Italia, più adatte ai talk show che alla politica. Tuttavia compito del Governo dovrebbe essere quello di attrarre multinazionali, non farla andare via. Investimenti, ricerca, stipendi e produttività. Di media sono più alti nelle multinazionali che nelle imprese italiane. In Italia danno lavoro a tre milioni di persone. Che fine farebbero? Discorso diverso quando ci sono aziende che rischiano solo di essere spolpate. In questo caso è giusto attivare lo strumento del Golden Power a tutela di aziende strategiche per l'Italia, come abbiamo fatto per la Magneti Marelli quando eravamo al Governo».

Ast ha chiuso il bilancio in attivo per due anni consecutivi ma ci sono ali orizzonte le nubi della concorrenza asiatica. Come si deve muovere?

«L'Ast è un'azienda in ottime condizioni che sta rispettando i patti siglati al Mise. Per quanto riguarda la cessione so che il sito di Terni non è più in vendita, ma solo il Governo può fare definitivamente chiarezza chiamando ad un tavolo la casa madre tedesca. Tuttavia quando si parlava di cessione, una soluzione interessante era quella che coinvolgeva la Cdp e il gruppo Arvedi».

È ancora attuale pensare di basare l'economia Ternana e in parte umbra sulla presenza dell'acciaieria?
«È assolutamente importante diversificare. Il modello città azienda non regge più ormai da trent'anni».
È la crisi del lavoro che alimenta la paura del diverso o esistete una questione sicurezza che il Pd non ha sapute leggere?

«Negli ultimi 30 anni la classe media ha pagato più di tutti gli effetti della globalizzazione in termini di lavoro e stipendi. Una sfiducia che si unisce alla paura di perdere altri posti di lavoro a causa dell'innovazione tecnologica. Una lettura semplificata che la nostra narrazione non ha saputo raccontare nel verso giusto. Al contrario c'è chi ha sfruttatola crisi per diffondere la paura del migrante che arriva per togliere lavoro».

A proposito di orizzonti, lo sguardo politico dell'aria riformista dove deve guardare? È quali spazi occupare?
«Il Pd va superato, troppe lotte intestine. Lega e 5 Stelle usciranno malconci dalla prova del Governo: il Truman Show continuo non paga. Serve una strategia che ricorda il New Deal. Concentrarsi su competenze, educazione, investimenti tecnologici per intercettare il cambiamento».
 

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