Fresu e di Bonaventura a 12 metri
di altezza per un concerto seguito
in tutto il mondo. Uj fa ancora centro

Fresu e di Bonaventura a 12 metri di altezza per un concerto seguito in tutto il mondo. Uj fa ancora centro
di Michele Bellucci
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Lunedì 20 Luglio 2020, 19:49

PERUGIA - “Grazie Umbria Jazz per la fantastica serata” nelle parole postate online da uno dei protagonisti dell’evento andato in scena ieri sera, Paolo Fresu, è racchiuso il senso profondo di un ringraziamento che diventa corale. “Two for tree and orchestra”, un concerto in grado di sottolineare l’atavico legame tra musica e natura, seguendo l’idea tanto semplice quanto innovativa di far esibire i musicisti sospesi tra i rami di un enorme albero, è stato al tempo stesso un esperimento, una conferma e soprattutto una promessa. Accanto al trombonista sardo c’erano il compagno d’avventure Daniele di Bonaventura al bandoneon e l’Orchestra da camera di Perugia. Qui la prima connessione, quella con l’Università degli Studi di Perugia, che ha messo a disposizione il chiostro del rettorato a Palazzo Murena e, di conseguenza, l’altro grande protagonista della serata: l’enorme cedro atlantico arrivato in città oltre 70 anni fa che ha permesso a Fresu e di Bonaventura di arrampicarsi sui suoi rami robusti per poi restare sospesi in equilibrio, con caschetti e imbracature adatte, suonando tra le fronde. Sotto di loro i musicisti dell’Orchestra, oltre a un pubblico di circa 90 persone che è quanto le disposizioni attuali hanno permesso di ospitare.

Ecco il secondo link, quello che ha fatto "virtualmente" vivere l'evento in diretta a centinaia di persone sparse in tutto il mondo, seguendo il concerto in diretta streaming. Una modalità decisamente lontana dallo spirito del Festival umbro, ma che in questa fase storica appare come una possibilità, ovvero quella di moltiplicare all’infinito la portata delle “magie” che solo istituzioni mondiali come Uj possono far nascere (del resto se non sarà più possibile realizzare concerti per tante persone in luoghi come i teatri, ma luoghi diversi non saranno indicati per certi tipi di live… in qualche modo bisognerà pur tentare di ristabilire un equilibrio sostenibile, ndr). Così è ancora possibile rivivere anche ora le emozioni del concerto sull’albero collegandosi al canale YouTube di Umbria Jazz, sebbene non sia certo la stessa cosa. “Ho sempre amato arrampicarmi sugli alberi per suonare” aveva dichiarato Fresu in passato. Il 18 luglio dell’anno scorso l’aveva già confermato salendo su quello che troneggia al centro del chiostro di San Costanzo durante un’esibizione ad Uj 4 kids. Ora un desiderio fanciullesco e un vezzo da artista hanno scavato ancor più in profondità, diventando un vero e proprio messaggio universale. Il concerto infatti, che all’interno del cartellone di Umbria Jazz 2020 sarebbe risultato tra “i meno jazz” in senso classico, ha mostrato quanto sia forte l’animo mistico di certe situazioni e quanto sia importante metterlo in luce. Suonare a oltre 12 metri d’altezza è apparso come una specie di esercizio meditativo, con brani originali scritti appositamente per l’occasione, alcuni tratti da “Altissima Luce” quindi ispirati al Laudario di Cortona e addirittura l’omaggio a Gianni Rodari con “Ci vuole un fiore”. Un live che oltre a risultare suggestivo conferma con forza quanto Uj tenga agli impegni presi per promuovere politiche e comportamenti improntati alla sostenibilità ambientale. Dopo l’abbrivio con la "Preghiera in gennaio" di Fabrizio De Andrè una prima parte ricca di rimandi spirituali, nei brani “Ad as” e “Abbamele” di Fresu ma soprattutto nella sua rielaborazione di "Sia lodato San Francesco". Il cuore del concerto ha decisamente abbandonato i sentieri del jazz più tecnico e certamente di quello dal sapore pop addentrandosi in composizioni ricche di pathos come “Litania” e “La mia terra” firmate di Bonaventura, per poi tornare chiudere con l’omaggio a Fellini di Fresu, la sua Fuga e il giocoso finale rodariano.

Così il primo forte collegamento è stato quello già preannunciato nel titolo dell’evento, “Jazz goes to University”; di certo la sinergia tra due grandi eccellenze della città potranno regalare meravigliose cose nel prossimo futuro.

Il secondo è quello tra Uj e l’intero pianeta, con la possibilità di cogliere l’occasione per sperimentare nuove forme di fruizione (e monetizzazione) durante questa difficilissima fase storica. Il terzo vede a braccetto il tema della sostenibilità e quel bisogno di mettere a fianco del puro svago anche la necessità di usare l’arte per guardarsi dentro; non molti Festival a livello mondiale hanno le carte per innescare una rivoluzione in questo senso, ma quello umbro pare proprio di sì. Una grande occasione e una notevole responsabilità. Di certo il grande cedro protagonista ieri sera non deve essere l’unico ad avere la giusta prospettiva per guardare lontano.

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