Appalto lenzuola per gli ospedali, chiesti dalla Corte dei Conti sei milioni a 9 ex dirigenti

Il procuratore regionale della Corte dei Conti, Rosa Francaviglia
di Luca Benedetti Michele Milletti
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Martedì 14 Giugno 2022, 07:50

PERUGIA Nel silenzio del dovere la Procura della Corte dei Conti muove un passo pesantissimo aprendo di fatto, il fronte contabile di Concorsopoli. Perché nell’udienza di mercoledì 22 giugno prenderà le mosse, nelle stanze di via Martiri dei Lager, un giudizio pesante nei confronti di chi, cinque anni fa, ha messo le mani a un appalto anche per il “lavo a nolo” di lenzuola e biancheria dell’ospedale Santa Maria della Misericordia e Asl 1, firmando una proroga invece che andare a una nuova gara d’appalto. E proprio nella differenza tra una proroga e una gara ex novo, c’è il danno erariale (presunto) che la guardia di finanza ha contabilizzato in sei milioni di euro, virgola più virgola meno, a nove persone tutti ex dirigenti della sanità regionale.
La decisione della procura contabile guidata da Rosa Francaviglia di chiamare in giudizio alcuni dirigenti pubblici chiedendo la condanna al risarcimento danno, è di fine marzo. Giorni in cui la stessa procura regionale della Corte dei Conti ha inviato una nota all’Azienda ospedaliera per costituirsi in giudizio «mediante intervento adesivo dipendente alle ragioni della Procura». E l’Azienda ospedaliera, così come la Asl 1, ha dato l’incarico di seguire il processo all’avvocato Stefano Ceni del foro di Firenze. Il Santa Maria della Misericordia, nell’atto di incarico all’avvocato Ceni, firmato dal direttore amministrativo Cristina Clementi, spiega che «appare necessario e opportuno costituirsi in giudizio» allo scopo di tutelare «nel modo più efficace possibile ogni interesse dell’Amministrazione».
Dal segreto dell’indagine filtrano solo pochi particolari. Dalle carte dell’Azienda ospedaliera che si tratta di un appalto di fornitura di servizi e che ci sono, seppur con diverse responsabilità, diversi figure dirigenziali coinvolte.
Va ricordato come dalle indagini della guardia di finanza su questo e altri appalti si è originato l’altro filone dei concorsi considerati truccati all’ospedale perugino nel 2018. Un’inchiesta, già diventata processo, e che nell’aprile 2019 ha decapitato non solo i vertici di allora dell’Azienda ospedaliera, ma anche una parte della classe dirigente del Partito Democratico con indagati e arresti domiciliari.
Adesso il nodo appalti viene al pettine. Almeno in parte. Con l’inchiesta della Corte dei Conti. Naturalmente la richiesta di condanna per il mega danno erariale da sei milioni di euro, è tutto da dimostrare. Ma il fatto che gli inviati a dedurre mandati dalla procura regionale della Corte dei Conti siano diventati processo, spiega come la magistratura contabile sia convinta che quelle procedure possano aver infilato una serie di illeciti che hanno fatto male alle casse della sanità regionale. In sostanza, secondo gli investigatori e la procura contabile, le proroghe avrebbero cagionato un danno di tale importo determinato come differenza tra il costo delle prestazioni fatturate dal precedente aggiudicatario e il costo delle stesse prestazioni praticato dal nuovo aggiudicatario.
LA MAXI INCHIESTA
Non solo la madre di Concorsopoli, ma anche un’inchiesta “maxi” sotto il profilo tanto economico quanto documentale.

Quello sugli appalti oltre a essere di fatto il filone primo e principale a raccontare la presunta mala gestio della sanità regionale, è anche un fronte che spazia su almeno cento milioni di soldi pubblici che secondo la guardia di finanza e la procura ordinaria (con i sostituti Mario Formisano e Paolo Abbritti a coordinare entrambe le indagini) sarebbero stati illecitamente gestiti da chi all’epoca era chiamato a gestirli. Nel mirino di investigatori e inquirenti infatti le proroghe tra 2017 e 2018 delle gare per pulizie, forniture di materiale ospedaliero e materiale tecnologico avvenute senza bando e anzi (accusa tutta da dimostrare) in alcuni casi in cambio della promessa di assunzione dei parenti o di persone comunque vicine ad alcuni dirigenti.

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