«Installi quest’App» e le svuotano il conto corrente. Falso operatore della banca: insegnante perde 8 mila euro

«Installi quest’App» e le svuotano il conto corrente. Falso operatore della banca: insegnante perde 8 mila euro
di Michele Milletti
3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Aprile 2022, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 08:31

PERUGIA Beffata da chi diceva di volerla aiutare. E nonostante un controllo effettuato durante la telefonata, con google a rasserenarla perché in effetti quella voce da quel numero che la stava chiamando corrispondeva davvero al servizio clienti dell’istituto presso il quale ha il conto corrente. E invece dietro quella voce femminile che in modo quasi amorevole le consiglia i passi da fare per salvare i propri dati e i propri soldi da qualche immaginario attacco informatico c’è una banda di criminali informatici, stavolta veri, che in meno di mezzora le hanno prosciugato i risparmi.
LA TELEFONATA
Sfortunata protagonista è una trentenne perugina, di mestiere insegnante, che proprio per motivi di lavoro si divide tra Perugia e la Lombardia. Siamo in pieno periodo natalizio, è momento di corsa ai regali e ottime idee possono trovarsi anche online: quando intorno alle 11 del mattino la donna riceve una telefonata da un numero che inizia con il prefisso 02 di Milano e all’altro capo c’è una donna che si presenta come operatrice del proprio istituto di credito, la giovane docente sulle prime pensa che magari qualche pericolo può davvero esserci.
Eppure fa una verifica ulteriore. Mentre l’operatrice l’avverte che ci sono delle «anomalie nel conto della carta prepagata e che vi era il rischio di sottrazione di dati personali sensibili» si legge nel ricorso presentato all’Arbitro bancario finanziario qualche settimana fa dall’avvocato Massimo Brazzi, che assiste la donna, lei verifica tramite internet che il numero sia effettivamente legato al suo istituto di credito. Una volta tranquillizzata da questa verifica, si decide a installare un’ App «sicura» che la presunta operatrice le invia attraverso un messaggio che le arriva oltretutto dal numero con cui solitamente interagisce con il proprio istituto bancario.
L’ASSALTO
Quando pensa che sia tutto risolto e il pericolo ormai scampato, grazie all’installazione dell’applicazione nel proprio smartphone, ecco che accade l’impensabile: il telefono della donna smette letteralmente di funzionare. Per circa mezzora, si legge ancora nel ricorso, la giovane docente perde «il controllo del proprio dispositivo ed a seguito del reset del cellulare verificava, tramite pc, il conto della carta prepagata constatando che erano stati prelevati abusivamente 8500 euro». Lo choc è fortissimo, e alla donna non resta che bloccare immediatamente la carta, disconoscere l’operazione effettuata e andare subito a sporgere denuncia. Ma ormai il danno è fatto: i suoi risparmi accumulati con il lavoro e con sacrifici sono spariti in pochi minuti.
IL RICORSO
Denunciare, come ha prontamente fatto, e anche ovviamente cercare di recuperare quanto le è stato tolto.

La battaglia della donna e dell’avvocato Brazzi va avanti su questo binario ormai da settimane. Da un lato ci sono i carabinieri che indagano per risalire agli autori della truffa, con la docente che probabilmente non è l’unica ad essere finita in questa odiosissima rete. Dall’altro c’è il tentativo di tornare in possesso della somma che le è stata sottratta con il raggiro. Per questo motivo è stato presentato il ricorso all’Abf teso a dimostrare come la donna sia stata vittima di una truffa particolarmente ben studiata e che per questo motivo la risposta dell’istituto bancario, dopo un reclamo presentato a fine dicembre, con cui viene contestata la richiesta della donna «rappresentando apoditticamente una mera regolarità formale della transazione contestata», non può essere accettata. Anche perché la donna ribadisce, attraverso il ricorso, come «non ha mai comunicato le credenziali di accesso alla sua carta prepagata e pertanto appare certo che il malfattore abbia avuto accesso al sistema informatico della società resistente per carpire i dati personali di autenticazione del consumatore che poi è stato raggirato dalla truffa cosiddetta vishing».

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