Amelia, scomparsa di Barbara Corvi: «C'è un nuovo testimone»

I legali della famiglia Corvi si oppongono all'archiviazione delle indagini su Roberto Lo Giudice

Amelia, scomparsa di Barbara Corvi: «C'è un nuovo testimone»
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 23 Marzo 2023, 00:40

AMELIA - Nell’indagine sulla scomparsa di Barbara Corvi spunta una nuova fonte informativa che potrebbe essere valorizzata per far luce su un giallo lungo 14 anni.

E’ un collaboratore di giustizia, di cui andrà valutata l’attendibilità tecnica, che sarebbe a conoscenza di dettagli importanti sulla sparizione della mamma amerina, scomparsa nel nulla dalla sua casa di Montecampano di Amelia nell’ottobre del 2009.

La carta a sorpresa nel giallo irrisolto di Barbara Corvi la gioca la difesa della famiglia della donna.

Gli avvocati Giulio Vasaturo e Enza Rando, legali dei genitori e delle sorelle di Barbara Corvi, hanno formalizzato nei giorni scorsi la loro opposizione alla richiesta di archiviazione, depositata dal magistrato, Alberto Liguori, delle indagini sul marito Roberto Lo Giudice.

I legali, chiedendo che gli accertamenti vadano avanti, hanno messo in evidenza tutti i punti oscuri che ad oggi permangono sulla vicenda.

Sollecitano per questo nuovi approfondimenti investigativi e lo fanno sulla base di una serie di elementi inediti che sono emersi anche nelle ultimissime fasi dell’inchiesta.

Per Vasaturo e Rando ci sono tutte le condizioni per chiedere la prosecuzione delle indagini sul marito di Barbara, unico indagato con le ipotesi di omicidio e occultamento di cadavere. Tra gli elementi alla base della richiesta dei legali di parte civile, la presenza di un collaboratore di giustizia, la cui testimonianza ad oggi non sarebbe stata valorizzata a dovere.

«Speriamo che siano venute fuori altre cose - dice Irene, una delle sorelle di Barbara - e che le indagini vadano avanti. La nostra speranza è che si possa finalmente sapere la verità sulla scomparsa di mia sorella, quella che fino ad oggi non è ancora uscita fuori».

Un mese fa il pm, Alberto Liguori, titolare del fascicolo, aveva chiesto di archiviare il procedimento penale a carico di Roberto Lo Giudice. Una decisione legata al fatto che la traccia biologica che i Ris avevano prelevato in estate nel Suv di Roberto lo Giudice non appartiene alla moglie Barbara Corvi. I sette testimoni ritenuti fondamentali per chiarire un mistero lungo 14 anni, sentiti di nuovo dagli investigatori, non hanno aggiunto elementi utili per poter portare a processo Roberto Lo Giudice, indagato per omicidio e occultamento di cadavere e assistito da Giorgio Colangeli e Cristiano Conte.

Le nuove indagini a carico di Roberto, disposte a luglio dal gip, Barbara Di Giovannatonio, senza elementi nuovi, si sono chiuse con la richiesta di archiviazione del procedimento penale a carico del marito di Barbara «non essendosi formato un quadro indiziario idoneo a supportare una ragionevole prognosi di condanna» ha spiegato il procuratore capo, Claudio Cicchella.

Il marito di Barbara, arrestato e rimasto a Sabbione per un mese e poi scarcerato dal Riesame che demolì l’ordinanza della procura ternana, in questi anni si è sempre proclamato innocente. Negando di sapere che fine possa aver fatto sua moglie, inghiottita dal nulla. Dopo aver preso visione degli atti d’indagine i legali dei Corvi hanno studiato le carte e giocato quella a sorpresa. Chiedendo che le indagini preliminari vadano avanti e che si senta un collaboratore di giustizia a conoscenza delle sorti di Barbara. La palla ora torna al gip, Barbara Di Giovannantonio.

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