Amelia, morì nel crollo dell'ex monastero: confermato il maxi-risarcimento alla famiglia Chieruzzi

Amelia, morì nel crollo dell'ex monastero: confermato il maxi-risarcimento alla famiglia Chieruzzi
di Nicoletta Gigli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 24 Novembre 2022, 00:02

AMELIA - La sentenza d’appello arriva a 15 anni dalla morte di Gastone Chieruzzi, l’ex operaio dell’acciaieria travolto dal crollo del solaio dell’antico palazzo dell’ex monastero di Santa Monica, ad Amelia. La tragedia si consumò sotto gli occhi della moglie e della figlia, che si salvarono solo perché erano in una zona rimasta intatta della palazzina.

Sulla tragedia, che risale al 2008, arriva la sentenza della sezione civile della corte d’appello di Perugia, che conferma integralmente il maxi-risarcimento stabilito due anni fa con la sentenza di primo grado.

Ai familiari di Gastone, assistiti dall’avvocato, Attilio Biancifiori,  andrà un risarcimento da un milione e 250mila euro che saranno liquidati dalle assicurazioni del Sii e di Umbriadue Servizi Idrici.

Oltre 340mila euro alla Nuova Immobiliare Santa Monica, proprietaria di parte dello stabile.

Respinto in appello il ricorso delle assicurazioni di Sii e dei Servizi idrici che, ravvisando la dubbiosità sulle cause del crollo dello stabile, avevano chiesto la sospensiva sul cinquanta per cento della somma prevista dalla sentenza di primo grado. In appello, confermando in toto la sentenza  del tribunale civile di Terni, le assicurazioni sono state condannate anche a pagare le spese legali.

«Non può sottacersi - si legge nella sentenza - la peculiarità dell’accaduto, che ha indotto il tribunale alla massima personalizzazione del danno, atteso il patema personale dei danneggiati nella partecipazione all’evento che ha determinato le gravissime lesioni riportate dal padre e marito poi deceduto e la repentina perdita di ogni bene, anche affettivo. Circostanze inequivocabilmente generatrici di un trauma emozionale di particolare ed elevatissimo impatto».

Quella tragica mattina di giugno 2008 il capo famiglia sentì scricchiolare la soffitta. Provò ad andare a vedere quali fossero le ragioni di quel rumore quando fu letteralmente risucchiato in quel cratere che inghiottì due piani dello storico edificio. Che oggi, 15 anni dopo, è ancora nelle condizioni di allora. A causare il crollo, accerteranno le numerose perizie, la fuoriuscita di acque del sistema fognante che avevano eroso il piano sottostante il fabbricato determinando il cedimento di parte della fondazioni.

Il maxi risarcimento viene confermato in appello dopo che il processo penale per omicidio colposo si era chiuso con l’assoluzione per tutti gli imputati.

«Oltre che una storia giudiziaria è una storia di vita - dice l’avvocato Biancifiori. Con la famiglia Chieruzzi abbiamo passato tutte la fasi di questa tragedia: la disperazione, il dolore, la speranza di ottenere giustizia, le delusione di alcuni passaggi incompresi del processo. Poi la rabbia e il coraggio di andare avanti. Malgrado le lungaggini abbiamo incontrato magistrati che hanno dato prova di professionalità e umanità.  Che hanno compreso il dramma di una famiglia che ha vissuto quello che vivono le vittime di un terremoto». 

Una ferita che, a distanza di 15 anni, resta aperta anche per la comunità amerina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA